Sulla Carta d’Identità dei minorenni torna la dicitura ‘madre’ e ‘padre’ anziché genitori. Il provvedimento, che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale oggi, modifica il testo del decreto del 23 dicembre 2015 che introduceva la dicitura “genitori”.
Attualmente sulla carta d’identità si legge «cognome e nome dei genitori o di chi ne fa le veci». La modifica è limitata a questo documento che è però fondamentale per i viaggi con i minorenni e come forma primaria di riconoscimento, anche della genitorialità. Scrivere madre e padre esclude automaticamente i genitori dello stesso sesso che abbiano avuto il riconoscimento dei figli, ma anche qualsiasi altra situazione di famiglia non tradizionale.
Lo scorso novembre, a proporre il reintegro dei ruoli biologici era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha di recente partecipato al Congresso Mondiale delle Famiglie dove è stato difeso proprio il modello di famiglia cosiddetta tradizionale, formata cioè da un uomo e da una donna, contro ogni altra forma di unione e relazione affettiva o genitoriale.
Alla proposta avanzata da Salvini si erano dichiarati contrari gran parte del Movimento 5 Stelle, l’Anci -Associazione Nazionale Comuni Italiani, e soprattutto il Garante della Privacy, Antonello Soro, che nel parere richiesto dal Governo, aveva scritto: “La modifica introdotta dal decreto si è rivelata inattuabile in alcune ipotesi, con gli effetti discriminatori che necessariamente ne conseguono per il minore. Per esempio, nei casi nei quali egli sia affidato non al padre e alla madre biologici, ma a coloro i quali esercitino, secondo quanto previsto dall’ordinamento, la responsabilità genitoriale a seguito di trascrizione di atto di nascita formato all’estero, sentenza di adozione in casi particolari o riconoscimento di provvedimento di adozione pronunciato all’estero”.
Non si sono fatte attendere le reazioni di chi ritiene che questo sia un “passo indietro” e un atto discriminatorio: Famiglie Arcobaleno, l’associazione dei genitori omosessuali, annuncia che impugnerà al Tar il decreto in quanto “palesemente illegittimo e discriminatorio perché non permette di far coincidere lo status documentale con quello legale dei bambini e delle bambine che già oggi, attraverso trascrizioni di atti esteri o che sono stati adottati dal compagno o dalla compagna del genitore biologico grazie all’art. 44, lett. D) (adozione in casi particolari), sono riconosciuti figli e figlie di due padri e due madri e di quelli che invece verranno riconosciuti in futuro”.
AGMC
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