La Corte d’Appello di Milano ha confermato l’adottabilità del bimbo partorito nell’agosto del 2015 da Martina Levato, l’ex studentessa bocconiana condannata a 20 anni in appello per le aggressioni con l’acido. I giudici della sezione Minori e famiglia avrebbero infatti respinto i ricorsi della giovane e dell’ex amante Alexander Boettcher, anche lui condannato per i blitz nell’inchiesta del pm Marcello Musso. Il Tribunale per i minorenni a ottobre aveva dichiarato il piccolo adottabile.
Nelle motivazioni del provvedimento dello scorso 6 ottobre, con cui i giudici minorili avevano anche stabilito che né i genitori né i nonni possano più vedere il bimbo, il collegio, presieduto da Emanuela Gorra, aveva puntato il dito, tra le altre cose, sulla “preoccupante mancanza di capacità critica e di riflessione rispetto alle proprie fragilità da parte di tutti i familiari che costituisce elemento ostacolante ed, ancor più, impeditivo di ogni possibile futuro cambiamento e miglioramento della relazione” con il bambino. Oggi è stata depositata la decisione della Corte d’Appello (collegio Canziani-Caccialanza-Troiani) che ha confermato la sentenza dei giudici minorili sullo “stato di adottabilità” del minore. In particolare, la difesa di Levato, rappresentata dal legale Laura Cossar, oltre a chiedere di sospendere l’esecutività del verdetto di primo grado, nel merito aveva chiesto come prima ipotesi il collocamento di lei e del piccolo all’Icam (Istituto di custodia attenuata per madri detenute), in subordine l’affido ad un’altra famiglia ma con la possibilità di incontri tra madre e figlio e in estremo subordine l’affido ai nonni materni. Boettcher, invece, aveva ribadito davanti alla Corte la richiesta di affidamento del piccolo a sua madre: non a lui perché non voleva che crescesse in un ambiente carcerario (sia lei che l’ex amante sono in carcere da oltre 2 anni) e nemmeno a Martina. Il legale di Levato, tra l’altro, aveva anche chiesto, in prima battuta, che venisse di nuovo disposta una consulenza tecnica d’ufficio sulla capacità genitoriale della giovane, perché la prima perizia, a detta della difesa, è stata “molto affrettata” e i periti sono giunti alle loro conclusioni dopo “una sola ora di osservazione dell’incontro mamma-bimbo”. “Ho molto riflettuto e non ho risentimenti verso il Tribunale che mi ha strappato mio figlio, ma non smetterò mai di lottare per il mio bambino”, aveva detto Levato davanti ai giudici in appello, lasciando intendere che andrà fino in Cassazione.
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