Centoquaranta milioni di minori nel mondo sono senza genitori. Contro la denatalità che colpisce l’Italia più di qualsiasi altro Paese della vecchia Europa – 464 mila nascite a fronte di 647 mila decessi nel 2017 – la ricetta per risanare le sorti di una nazione, l’Italia, che si appresta a diventare sempre più multirazziale potrebbe essere l’adozione. Il clima che attualmente si respira nel mondo delle adozioni sembra incoraggiare questa scelta. Infatti è stata ritrovata una reale sintonia tra Commissione per le adozioni internazionali ed enti, associazioni e altre realtà istituzionali che lavorano nella grande galassia dei minori senza famiglia.
Se meno di un mese fa, come si legge sul quotidiano ‘Avvenire’, ha suscitato commenti favorevoli la grande iniziativa “Dònàti” – dove il doppio accento segnala la diversa valenza di una scelta di solidarietà – proposta a Roma dal Forum delle associazioni familiari, con il sostegno dell’Ufficio Famiglia Cei, del Dipartimento per le politiche familiari presso la presidenza del Consiglio e dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, l’attenzione si sposta da stasera sul Tour nazionale 2018 ‘L’adozione è una cosa meravigliosa’ che parte da Milano e che, fino al 18 maggio, toccherà nove città.
Obiettivo quello di raccontare l’officina dei miracoli che si intreccia al mondo delle adozioni, bellezza e difficoltà di una scelta di accoglienza che arricchisce, insieme alla famiglia che apre le porte di casa, l’intera società.
La proposta che prende il via stasera, organizzata da Aibi – l’associazione insieme a Comunità Papa Giovanni XXIII, Azione per famiglie nuove, Famiglie per l’accoglienza, Progetto Famiglia era già stata protagonista dell’iniziativa romana – riprende quelle sollecitazioni e ripropone un progetto di sensibilizzazione e di promozione dell’adozione internazionale. Percorso tutto in salita anche se, come detto, non mancano motivi di nuova di fiducia. In circa un anno di lavoro, Laura Laera la nuova vicepresidente della Commissione adozioni internazionali (Cai), ha avuto il merito di riaprire sbocchi interessanti, riavviando contatti sclerotizzati con Paesi come Burkina Faso, Vietnam e Cambogia. Intensificati quelli con la Cina. Mentre con Etiopia e Polonia invece i rapporti si sono complicati per la decisione di quei Paesi di sospendere o restringere fortemente le adozioni. Anche in questi casi però le comunicazioni della Cai, a differenza del passato, sono arrivate puntualmente e le famiglie sono state informate in tempo reale delle difficoltà sopraggiunte.
Nella stessa direzione va il portale ‘Adozione trasparente‘ – entrato in funzione proprio in questi giorni – che mette in rete i vari passaggi delle pratiche adottive in modo che la famiglia possa non solo seguire passo dopo passo tutto l’iter, ma anche intervenire per chiedere chiarimenti e aiuti. Segnali positivi di un’inversione di tendenza che indicano volontà di collaborazione anche se non cancellano aspetti co- munque problematici, a cominciare dal crollo delle adozioni e del numero di coppie disponibili ad adottare. «In Italia – fa osservare Marco Griffini, presidente Aibi – ci sono 5 milioni e 430 coppie sposate senza figli. Le coppie sterili sarebbero circa 3 milioni. D’altra parte, secondo i dati Unicef del 2016, ci sono nel mondo 140 milioni di minori senza famiglia. Perché queste due realtà fanno così fatica ad incontrarsi?».
I dati 2017 confermano che le adozioni lo scorso anno sono state soltanto 1.168 – erano state 3.154 nel 2011 – ma anche che le coppie disponibili sono calate di circa 500 l’anno. Difficoltà economiche? Scelta culturale? Percorsi troppo complessi? Costi che lo Stato non rimborsa più? Probabilmente sono vere tutte queste ipotesi. Ma se in Italia circa 70mila coppie ogni anno tentato la strada della fecondazione assistita come ipotesi di soluzione dei problemi di sterilità, ignorando di fatto in prima istanza la strada delle adozioni, c’è da riflettere.
Chi può adottare: requisiti per l’adozione
I requisiti per l’adozione internazionale sono gli stessi che per l’adozione nazionale, e sono previsti dall’art. 6 della legge 184/83 (come modificata dalla legge 149/2001) che disciplina l’adozione e l’affidamento e che riteniamo utile riportare perché il suo contenuto interessa più di ogni altro le coppie.
“L’adozione è permessa ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni, o che raggiungano tale periodo sommando alla durata del matrimonio il periodo di convivenza prematrimoniale, e tra i quali non sussista separazione personale neppure di fatto e che siano idonei ad educare, istruire ed in grado di mantenere i minori che intendano adottare.”
Riguardo all’età, secondo la legge: – la differenza minima tra adottante e adottato è di 18 anni; – la differenza massima tra adottanti ed adottato è di 45 anni per uno dei coniugi, di 55 per l’altro. Tale limite può essere derogato se i coniugi adottano due o più fratelli, ed ancora se hanno un figlio minorenne naturale o adottivo.
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