Agcom: le nostre app sono veramente gratis?

Le usiamo tutti i giorni, non le paghiamo eppure i loro creatori sono miliardari. Sono le app (Telegram, Messanger, Viber, Whatsapp), diventate ormai compagne indivisibili delle nostre giornate. Sono tantissime, adatte ad ogni sistema operativo (android, iOS, Windows) e disponibili per ogni dispositivo (smartphone, tablet, computer, ipad).

Vere e proprie fabbriche di soldi per i loro ideatori e non solo, come Evan Spiegel, classe 1990, inventore di Snapchat, che in quattro anni ha visto crescere il valore dell’applicazione fino a 10 milioni di dollari.

Secondo l’Agcom, il Garante per le Comunicazioni, molte di queste applicazioni risparmiano però anche qualcosina sulle ‘spese’. Ad esempio sui costi del passaggio lungo le reti di Internet. Si attaccano a reti mobili, fisse, satellitari di proprietà delle società di telecomunicazioni ma non pagano un soldo. Non solo. Utilizzano (sempre gratis) i  numeri di telefono che invece le tcl acquistano dallo Stato italiano.

Questi i dati raccolti dall’indagine dell’Agcom sui “Servizi di comunicazione elettronica”, che propone alcune soluzioni. Inanzittutto l’obbligo per le app di “negoziare” l’utilizzo delle reti con le tcl che, d’altro canto, dovrebbero essere monitorate dal Garante affinchè si stabilisca un transito “equo, proporzionato e non discriminatorio”. In caso contrario le app potrebbero decidere di evitare il mercato italiano.

Come “compensare” le app? La proposta del Agcom è permettere alle applicazioni di attingere direttamente al credito telefonico dei loro clienti. In questo caso sarebbero costrette a rispettare le nostre leggi sulla privacy. Dobbiamo infatti tenere presente che quando scarichiamo una app un “prezzo” c’è sempre, in termini di condivisioni di informazioni su di noi, i nostri gusti e così via. Informazioni che le applicazioni rivendono alle aziende.

Gli altri obblighi per le applicazioni sarebbero aprire un call center in italiano per supporto e lamentele ed inoltre a permettere la chiamata gratuita ai numeri di emergenza.

P.M.