Il presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi ha inaugurato oggi a Ismailia la nuova sezione del Canale di Suez. In uniforme militare, il capo di Stato è arrivato a bordo dello storico yacht al-Mahrousa, che inaugurò il canale nel 1869, e ha compiuto un sopralluogo simbolico del nuovo tratto.
I lavori sono durati esattamente un anno, invece dei tre previsti inizialmente, circostanza che ne ha fatto lievitare il costo da quattro a più di otto miliardi di dollari. Di questi, sei e mezzo sono stati raccolti nel giro di otto giorni con un’asta straordinaria di obbligazioni.
La parte principale dell’opera consiste nello scavo di un secondo canale parallelo al primo, lungo 35 km, e nell’ampliamento della sede preesistente per i successivi 37, per un totale di 72 km sui 193 complessivi dell’infrastruttura.
Il progetto si è reso necessario perché il vecchio Canale progettato da Luigi Negrelli era troppo stretto per le navi odierne: le superpetroliere erano del tutto impossibilitate al passaggio, e i mercantili di tutte le stazze erano costretti al senso unico alternato, usando un tratto raddoppiato di 9 km e il passaggio per il Grande Lago Amaro come zone di sosta per far passare le navi dirette nel verso opposto.
Il lavoro di ampliamento renderà il passaggio per il canale più veloce e più semplice, oltre che più redditizio per l’Autorità statale che lo gestisce, diretta dall’ammiraglio Mohab Mamish. Entro il 2023, l’Autorità prevede che gli incassi crescano dai 5,3 miliardi di dollari attuali a 13,2.
Alla cerimonia d’inaugurazione partecipano diversi capi di Stato e rappresentanti dei governi dei Paesi amici dell’Egitto. Sono presenti il presidente della Repubblica francese François Hollande, i primi ministri della Grecia e della Russia, Alexis Tsipras e Dmitri Medvedev, e per l’Italia il ministro della Difesa, Roberta Pinotti.
Il primo progetto di una via d’acqua che unisse il Mar Rosso al Mediterraneo risalgono al 1850 a.C., all’epoca del faraone Sesostris III, della XII dinastia. Il primo tracciato a entrare effettivamente in funzione risale all’occupazione persiana, sotto il re Dario I, intorno al 270 a.C.
Nei secoli successivi il canale si insabbiò e fu restaurato e rimodernato più volte nel corso dell’antichità, ma l’ultimo tentativo di rimetterlo in funzione risale all’VIII secolo, sotto il califfo abbaside al-Mansur.
Il primo progetto moderno risale invece all’occupazione napoleonica dell’Egitto, ma non se ne fece niente di concreto perché si credeva – sbagliando – che il dislivello fra i due mari fosse troppo alto.
Il piano fu ripreso ancora senza successo dal viceré Muhammad Ali nel 1833. Circa vent’anni dopo, il diplomatico francese Ferdinand de Lesseps ottenne il permesso di costituire una società incaricata dello scavo del canale e della sua successiva gestione per 99 anni.
Il progetto definitivo fu firmato, come si è detto in precedenza, dall’ingegner Luigi Negrelli, originario del Trentino asburgico, che però morì improvvisamente nel 1858, poco dopo l’inizio dei lavori. Il canale fu inaugurato nel 1869 alla presenza dell’imperatrice francese Eugenia, moglie di Napoleone III. Per l’occasione il viceré Ismail – nipote di Muhammad Ali – aveva commissionato a Giuseppe Verdi un inno celebrativo, che il compositore italiano dapprima rifiutò, riluttante a lavorare su commissione. Due anni dopo avrebbe saldato il debito con l’Aida, presentata in prima al Cairo e accolta in modo trionfale.
Pochi anni dopo, nel 1875, il debito estero dell’Egitto costrinse Ismail a cedere agli inglesi la quota egiziana nella Società del Canale.
Il Regno unito ne approfittò per controllare la rotta più breve fra l’Europa e l’India, allora possedimento britannico, e instaurò un protettorato di fatto – poi confermato anche di diritto – sull’Egitto. La situazione cambiò solo nel 1956, quando il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, in carica da due anni, lo nazionalizzò per finanziare la costruzione della diga di Assuan.
Il Canale è rimasto chiuso al traffico e minato dal 1967 al 1975, cioè per tutto il periodo in cui Israele ha occupato la penisola del Sinai, dalla guerra dei Sei giorni ai negoziati successivi alla guerra del Kippur, che nel 1979 avrebbero portato allo storico trattato di pace fra l’Egitto e lo Stato ebraico.
A reinaugurare il Canale in quell’occasione fu l’allora presidente Anwar al-Sadat, che volle al suo fianco Ali-Reza Pahlavi, figlio dello shah iraniano, che aveva contribuito sia alle trattative diplomatiche con Israele sia alle operazioni di ripristino delle infrastrutture navali.
Sadat pagò la pace con la vita: sei anni più tardi, nel 1981, fu assassinato da jihadisti infiltrati nell’esercito durante una parata militare.
Filippo M. Ragusa
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