Bianca come la vodka lemon, arancione come il sex on the beach, verde come il mojito, nero come l’hashish, rosso come le macchie di sangue sull’asfalto. Le stragi del sabato sera si colorano di follia tra alcol, droga e musica “spacca” orecchi.
I giovani del nuovo millennio sono dei funamboli della notte, passando da un locale all’altro, consumano quantitativi di alcol ben oltre ogni immaginazione.
Costa poco ubriacarsi, 1 euro uno shot ( bicchiere piccolo) e 3 euro un drink. I locali della movida, tra promozioni e affari, gonfiano le proprie casse di soldi e gli stomaci delle nuove generazioni di alcool e malessere.
L’alcol mania non è però sufficiente per dare un senso alla serata, è necessario sballarsi totalmente. Ed eccoli lì, fuori dai locali, i giovanotti spregiudicati a rollare la “canna”, disincantati e ignari delle conseguenze e dei rischi che corrono.
Il tabacco della sigaretta viene svuotato, squagliato l’hashish, messo il filtro, arrotolata la cartina e il gioco è fatto, lo spinello è pronto.
Peccato che la droga, pensata come “leggera”, contenga un quantitativo di ammoniaca tale, si stima oltre il 30 per cento, da rendere una semplice e innocua fumata, un pericoloso e dannoso attacco al cervello. Non appena il Thc (tetraidrocannabinolo) tagliato con sostanze chimiche, quali appunto l’ammoniaca, entra nel sangue, la testa del fumatore inizia a girare, come se fosse, in un vortice irrefrenabile.
I recettori per le sostanze chimiche come il THC si trovano in una zona cerebrale chiamata “Amigdal”, sede del sistema nervoso responsabile della gestione del pensiero, dell’appetito, della memoria, del piacere e della percezione dello spazio/tempo.
Per questi giovani la percezione della realtà dopo aver ingerito alcol e droga diventa nebulosa, frammentata e inconsapevole. Non a caso molti ragazzi, esagerando nei quantitativi, finiscono in coma etilico, rischiando di morire. Qualche volta si salvano grazie solo dalla tempestività dei bravi medici del pronto soccorso o per pura fortuna.
Molti di loro, a fine serata in questo stato confusionale, salgono in macchina, accendono la musica, premono l’acceleratore e via nel buio della notte.
La trap è la colonna sonora delle loro bravate, una musica le cui sonorità sono vicine al mondo dell’elettronica, con kick bass molto pesanti, sub potentissimi e una melodia minimale e ripetitiva che viene riprodotta a loop.
Ma il tragico è rappresentato dai testi di queste musiche sempre riconducibili a tematiche come droga, soldi, fama, successo, sesso, spesso accompagnati da ironia provocatoria per condire note e stato d’animo, emozioni e cupio dissolvi.
In queste condizioni psicofisiche la strada diventa inevitabilmente un campo di battaglia, l’incidente è dietro l’angolo.
Ormai si può dire senza paura di sbagliare che la legge sull’omicidio stradale (la 41/2016), nata per contenere il fenomeno, non ha contribuito a ridurre la mortalità.
Dal 1° gennaio al 30 giugno in Italia dello scorso anno, si sono verificati 82.048 incidenti stradali (in media, 453 al giorno: 19 ogni ora), che hanno causato 1.505 morti (8 al giorno: 1 ogni 3 ore) e 113.765 feriti (628 al giorno: 26 ogni ora). Il bilancio di uno stato di guerra permanente. Lo riportano le statistiche ACI-Istat basate sui dati preliminari relativi al primo semestre 2019.
Si calcola che gli incidenti stradali causati per assunzione di droga e alcol siano circa il 10 per cento, una cifra tragica che si riferisce ad incidenti rilevati soprattutto le notti del venerdì e sabato.
Uno“stragismo stradale” un vero e proprio dramma sociale cui assistiamo impotenti e per il quale al momento non si intravedono, all’orizzonte, soluzioni di sorta.
La politica dovrebbe intervenire non tanto per aumentare le pene che sono già sufficienti, quanto per controllare l’applicazione di una legge molto chiara nel merito di comportamenti e conseguenze penali e civili. Il Codice delle Strada dovrebbe prevedere accertamenti veloci e tempestivi per l’alcol- test e oltre tutto permettere l’utilizzo del “drogometro”, un sistema di controllo ormai presente in molti paesi europei.
L’alco-lock, che rileva lo stato di ebbrezza alcolica del conducente attivando il blocco motore, è già stato adottato o lo sarà a breve in 17 Paesi. L’obbligo è al voto dell’Ue con l’obiettivo di dimezzare morti e feriti in incidenti stradali entro il 2030.
Un connubio perfetto, sarebbe dunque, consapevolizzare i giovani, applicare le pene previste dal codice della strada e rendere le strade più sicure, con illuminazione, segnaletiche stradali e opere infrastrutturali più moderne e funzionali. Questo per cominciare e tenere sotto controllo il fenomeno.
Poi contestualmente si dovrebbe lavorare su scuola e famiglia, corresponsabilizzando, soprattutto nel controllo sul consumo di alcol e stupefacenti da parte dei ragazzi, professori e genitori. Una santa alleanza, unico strumento, oggi, in grado di fermare le stragi.
Barbara Ruggiero
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