Ha ragione Bersani quando pensa che la conquista da parte del centrosinistra di Camera e Senato possa essere il viatico giusto per il raggiungimento di altri due fondamentali obiettivi e cioè la formazione di un governo e, subito dopo, l’elezione del nuovo Capo dello Stato? Di sicuro in questo momento c’è un punto fermo dal quale partire per uscire dalla impasse politico-istituzionale provocata dal tripolarismo nato dalle urne. Ma l’elezione di Grasso e della Boldrini (risultato, è bene ricordarlo, assicurato dal voto di alcuni transfughi del Movimento 5 stelle), se da un lato apre piccolissime prospettive di dialogo, dall’altro ci ricorda che la variabile Grillo continua a restare l’incognita con la quale fare quei conti, già drammaticamente aperti nel movimento dal leader genovese che non ha perso tempo a chiedere la testa di chi avrebbe “tradito” i propri elettori. A vedere le questioni in prospettiva c’è da stare poco allegri ma ad aggravare le cose è arrivato l’ultimo pesante scambio di accuse tra Pd e Pdl. E stavolta a far litigare i due schieramenti sono state le prossime mosse per l’elezione del capo dello Stato. Berlusconi ed il Pdl (che ha mancato l’obiettivo di una riconferma di Schifani a Palazzo Madama) hanno rivendicato il diritto al ripristino di un equilibrio istituzionale con la nomina di un candidato “moderato” al Quirinale. Alla richiesta formalizzata dal coordinatore del Pdl Angelino Alfano nel corso della trasmissione “In mezz’ora”, il Pd, per bocca del suo segretario Bersani ha fatto sapere che “non esistono spazi per scambi indecenti”. Pronta la controreplica di Alfano: “senza i nostri voti non ci sarà governo e noi siamo pronti a nuove elezioni”. A complicare comunque un quadro già ingarbugliato è arrivata, sempre nel corso della trasmissione, la provocazione di Lucia Annunziata che ha dato degli “impresentabili” ai vertici del Pdl e a quanti lo votano. “Lei offende milioni di italiani” ha ringhiato Alfano all’improvvida e sconcertante Annunziata che subito dopo sarebbe stata subissata da una marea di contestazioni e di critiche. Per il coordinatore del Pdl uno sbocco di bile dunque che non preannuncia nulla di buono mentre per il Pd potrebbe farsi nuovamente scivolosa la strada della formazione di un governo. Le posizioni si stanno dunque radicalizzando e l’acuirsi dello scontro con un nuovo affondo di Bersani contro Grillo ed i grillini accusati di “leninismo”non fa che vanificare gli sforzi del presidente della Repubblica che ancora una volta, nelle stesse ore, in cui volavano gli stracci, invitava tutti ad evitare il rischio di “fazioni contrapposte”.
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