Come sta la UE? Molto male, secondo Jean-Claude Juncker. Il presidente della Commissione UE ha dato l’allarme stamattina nel suo intervento alla seduta plenaria del CESE, il Comitato economico e sociale europeo, a Bruxelles.
Dopo due anni alla guida dell’esecutivo, i problemi dell’Unione non si sono ridotti. La UE sta “molto male”, esordisce Juncker, dopo una battuta sulla sua sciatica (“Oggi sto come l’Europa: zoppico”).
Secondo l’ex premier del Lussemburgo, l’Unione sta affrontando una “policrisi”. Si sente l’eco del discorso tenuto la settimana scorsa al Parlamento di Strasburgo:
Un anno fa avevo detto che la situazione nell’Unione europea lasciava a desiderare, non c’era abbastanza Europa e non c’era abbastanza unione nella UE. A un anno di distanza questa constatazione in Europa rimane. La UE non è un gran forma. Sono cambiate tante cose. Possiamo parlare di crisi esistenziale.
“C’è ancora troppa disoccupazione, anche se l’Europa ha creato 8 milioni di posti di lavoro”, commenta oggi, ma ci si deve anche preoccupare della Brexit e della “mancanza di investimenti”, oltre alle situazioni esplosive ai confini dell’unione – in Ucraina e in Siria, “e si dimentica che la Siria è un vicino dell’Europa” – e alla crisi migratoria che ne deriva. Crisi che secondo Juncker “è il motivo per cui la UE si divide”.
Il resto degli Stati dell’Unione “non deve lasciare sole l’Italia, la Grecia e Malta”, Paesi “in prima linea” nell’assistenza ai migranti. Ma è un appello destinato a rimanere nel mondo delle parole: in realtà “le navi di tutta Europa portano tutti in Sicilia e lasciano all’Italia il compito di nutrirli e ospitarli”. In una situazione del genere l’Italia merita la sua ammirazione, dice: “Fa meglio della Grecia, perché ogni giorno salva migliaia di vite”.
Non funziona neanche la ripartizione dei rifugiati tra gli Stati UE: “Alcuni Paesi lo fanno, altri dicono di no perché sono cattolici e non vogliono musulmani”, accusa Juncker. E subordinare l’accoglienza alla distinzione religiosa è “inaccettabile”. E comunque, gli Stati che “non possono” partecipare alla ripartizione “devono partecipare di più al rafforzamento della protezione delle frontiere esterne”, un progetto da trasformare in realtà “entro fine ottobre”.
Ma per l’Italia, dopo i complimenti, arriva anche una critica sul patto di stabilità. Nel patto, che “non è stupido, come diceva un mio predecessore” – si riferisce a Romano Prodi, che in un’intervista a Le Monde concessa quando era ancora in carica lo definì “stupido, come tutte le decisioni rigide, ma necessario” – “abbiamo già introdotto molti elementi di flessibilità combattendo contro chi sapete”. “Le cifre lo dimostrano: nel 2009 il deficit medio era del 6,3%”, afferma; “ora la media è dell’1,9%”. “È la prova che il consolidamento progredisce”. Ma quest’anno, senza quelle clausole, Roma sarebbe stata obbligata a “spendere 19 miliardi di meno”. Juncker ha anche ricordato che l’Italia è l’unico Stato che beneficia della nuova clausola sugli investimenti.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy