Un tributo particolare al genio spigoloso e tormentato di Pier Paolo Pasolini, questo l’intento della mostra voluta dai Premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Loschiavo. Articolata e complessa, come l’anima del cineasta che l’ha ispirata, la rappresentazione è divisa in diverse sezioni, la prima delle quali è composta dalle fotografie di scena firmate Angelo Novi. Attraverso alcuni scatti rubati dai set, viene riproposto un ritratto dell’Italia e dei suoi radicali cambiamenti, percepiti e raccontati dal genio delicato, sensibile e al tempo stesso rivoluzionario, di PPP. Così si parte nell’ideale viaggio attraverso la Penisola e i suoi sostrati sociali. Lontane e differenti appaiono le due città primarie.
Una Roma ancora ampiamente agricola, con campi di erbacce e acquedotti ad incorniciare la dura vita della prostituta protagonista di Mamma Roma, interpretata da Anna Magnani. Industrializzata, plumbea e aspra invece è l’immagine che il regista dà di Milano, attraverso il suo Teorema. E tanti ancora, veritieri anche se anacronistici, gli scorci dell’Italia attraversata a piedi ne I racconti di Canterbury. Ma per raccontare un personaggio così originale, bisognava uscire dalle righe ed è esattamente ciò che hanno fatto anche i Premi Oscar Loschiavo e Ferretti. Hanno creato infatti un’installazione rappresentante una nuvola che esce, esplode, dalla macchina da scrivere, con tutta l’energia sprigionata da Pasolini nelle sue opere. Ed è così che intorno all’arnese si vengono ad accalcare fogli, immagini e parole su parole. Un volume etereo ma profondamente sostanzioso, come l’eredità lasciataci dal cineasta. Un tributo voluto da chi lo ha conosciuto bene. Da chi, come Dante Ferretti, è stato il suo prezioso collaboratore in Medea, ne Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una notte e Salò o le 120 giornate di Sodoma. L’omaggio è non solo al regista, ma anche al poeta, al letterato e prima di tutto all’uomo. Per questo motivo, la Loschiavo e Ferretti hanno deciso di dedicare un’intera sezione della mostra esclusivamente ai ritratti personali di Pasolini. Non più come lui vedeva il mondo e lo raccontava, ma come lui era visto dal mondo e raccontato. Così vengono raccolti e comparati gli scatti di Mario Dondero, Angelo Novi e Roberto Villa. Rubati, posati, sereni o incupiti. Tutte sfumature che carpiscono e ipnotizzano lo spettatore, improvvisamente attorniato dal genio eclettico del bolognese. Ma questo è anche il Festival dei colori. Dal bianco, rosso e verde del 150° dalla nascita della Repubblica, al rosa del tributo alle donne che hanno reso più intensa e allo stesso tempo leggera la celluloide. E l’italiana che, per eccellenza, portiamo tutti nel cuore e nella memoria, dal momento che si è ritirata da tempo ormai, è la biondissima dalla voce roca e sensuale, Monica Vitti. Per festeggiare alla grande i suoi 80 anni, il Festival Internazionale del Film di Roma insieme al Centro Sperimentale di Cinematografia e Cinecittà Luce, hanno organizzato una mostra fotografica unica nel suo genere. Uno spaccato della vita vissuta con leggerezza e profonda depressione da quella che ormai è universalmente riconosciuta come la mattatrice della commedia all’italiana. Una donna dalle numerose sfaccettature, capace di interpretare magistralmente la bionda svampita e naive dell’Anatra all’arancia e allo stesso tempo in grado di dare profondità ai tumulti e disagi interiori raccontati con gli infiniti silenzi tipici del cinema di Michelangelo Antonioni, ne L’avventura, La notte o Deserto Rosso. Per deliziare il pubblico, verranno proiettati due film che furono delle pietre miliari nella carriera della Monica nazionale. Si parte con Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca, pellicola firmata da un altro grande del cinema nostrano, Ettore Scola, per poi proseguire con la visione di Scandalo segreto, film di fondamentale importanza per la Vitti. In quest’opera infatti, interpretava la protagonista, aveva scritto la sceneggiatura e curato la regia. Fu così che l’attrice concluse la sua carriera, lasciando questa pellicola come suo testamento artistico. E noi, gliene siamo tutt’oggi grati!
Francesca Romana Massaro
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