Parla il ballerino cresciuto con gli insegnamenti del grande poeta spagnolo e poi diventato cantore dei palos andalusi.
“Con le parole si dicono cose umane, con la musica si esprime ciò che nessuno conosce o può definire, ma che esiste in ognuno. La musica è arte per eccellenza”.
Parola di Federìco Garcia Lorca. E Rafael Amargo ne è l’incarnazione vivente, espressa nelle sue mille declinazioni tradizionali e moderne, austere e sensuali, eleganti e calde. Forse il più famoso ballerino di flamenco, Amargo non balla: ripercorre a ritroso la storia del popolo andaluso, sviscerandone i diversi palos, i ritmi ma anche sentimenti, in un crescendo di emozioni uniche ed indimenticabili.
Amargo è noto al grande pubblico perché fa parte della giuria nella trasmissione televisiva “Ballando con le stelle”, condotta da Milly Carlucci. Ha conquistato tutti con le sue esibizioni e la trascinante simpatia. Il suo arrivo infatti, come ha sottolineato la conduttrice, “ha rotto gli equilibri e consentito siparietti divertenti. Uno spettacolo nello spettacolo”. E venerdì 6 dicembre lo spettacolo continua, perché Amargo passa dalla tv al teatro, esibendosi per la prima volta in un palcoscenico in Italia, e precisamente al Teatro Olimpico di Roma, nel Gran Gala Flamenco.
Una curiosità per i suoi fan. È vero che è parente del poeta Federico Garcia Lorca?
“No, ma mio nonno era il suo postino. Tutta la nostra famiglia è vissuta con la sua educazione, una formazione di stampo lorchiano. Per noi il flamenco è come la letteratura, la pittura e la musica e tutte queste arti conservano un’importante impronta di Garcia Lorca“.
Chi le ha trasmesso la passione per la danza?
“Ballavo già quando ero nel ventre materno e sono nato a 7 mesi, come se avessi fretta di continuare a farlo mostrandomi al pubblico. Mio padre inoltre era un cantante di flamenco”.
È talmente eclettico che è stato coreografo del musical Zorro e regista in un film documentario su una cantante messicana. I suoi prossimi progetti su cosa verteranno invece?
“Nel 2014 sarò impegnato in Spagna con due produzioni: uno spettacolo operistico, “Al aire”, ispirato alla costellazione dell’universo ed uno di flamenco che si chiamerà “Tierra”, come l’esclamazione di Cristoforo Colombo quando dal mare avvista la meta tanto agognata. Girerò come regista un secondo film, anch’esso un documentario, nel Parco naturale di Tayrona dal titolo “El laberinto de las panteras” (“Il Labirinto delle pantere”)”.
È sua la direzione artistica del Gran Gala Flamenco al Teatro Olimpico. Che spettacolo sarà?
“Molto intimo, diretto al cuore di chi ama questa arte”.
Se dovesse descriversi che termini userebbe?
“Sono una persona autentica che va sempre al nocciolo delle cose. Non resto in superficie, ma indago nel profondo”.
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