Salgono a 16 le persone identificate dalla polizia per gli adesivi con l’immagine di Anna Frank con la maglia della Roma lasciati dai tifosi laziali nella Curva Sud dello stadio Olimpico dopo la partita di domenica scorsa con il Cagliari. Fra gli identificati, grazie al lavoro della Digos, della Scientifica e del commissariato Prati, ci sono anche alcuni ‘Irriducibili’ e tre minori: il più piccolo ha solo 13 anni e non è imputabile. La tifoseria della Curva Nord della Capitale si vede costretta, come scrive oggi su Fb “a rinunciare alla trasferta di Bologna (questa sera, ndr) per non essere complici di questo “teatro mediatico” di queste ultime ore”. “Il nostro usuale modo di tifare, oggi, potrebbe esser mal interpretato da chi vuole danneggiare ulteriormente la Lazio e i suoi tifosi – scrivono ancora gli Irriducibili -. In un momento cosi particolare invitiamo tutti i tifosi della Lazio a cercare di non prestare il fianco ad ulteriori strumentalizzazioni, ricordando che per noi il bene della Lazio è assoluto e primario”.
Anche oggi proseguirà il lavoro degli investigatori sulle immagini delle telecamere presenti allo stadio e in giornata è attesa una nuova informativa a piazzale Clodio, dove il procuratore aggiunto Francesco Caporale ieri ha aperto un fascicolo per istigazione all’odio razziale.
I fatti: adesivi con l’immagine di Anna Frank, la ragazzina ebrea tedesca divenuta simbolo della Shoah per il suo diario, che indossa la maglia giallo-rossa della A.S. Roma compaiono la sera di domenica durante la partita che la Lazio vince 3 a 0 contro il Cagliari, nel settore Sud dell’Olimpico, di solito sede del tifo romanista, perché la Curva Nord, abitualmente occupata dai biancocelesti, era stata precedentemente chiusa per razzismo. Insieme agli adesivi anche diverse scritte tra cui “romanista ebreo”. La ‘trovata’ di pessimo gusto e di grave mancanza di rispetto verso una comunità che è stata decimata durante la seconda guerra mondiale, riceve la condanna unanime di istituzioni, politici e tifoserie. La Digos riesce qualche ora dopo ad individuare una decina di presunti autori delle affissioni grazie alle immagini del sistema a circuito chiuso dell’impianto.
Ieri il presidente della squadra biancoceleste, Claudio Lotito, ha fatto visita alla Sinagoga di Roma per deporre una corona di fiori. “Siamo qui per testimoniare ancora una volta – ha detto – la nostra dissociazione nei confronti di ogni forma di xenofobia e razzismo. La società ha sempre messo in campo tutta una serie di azioni volte a prevenire e reprimere certi fenomeni che non ci appartengono. La stragrande maggioranza della tifoseria della Lazio condivide questa nostra posizione e noi faremo anche tante altre iniziative per prevenire e reprimere nel futuro certi episodi”. “La Lazio – ha continuato Lotito – non vuole essere strumento né strumentalizzata sui comportamenti in un momento in cui trova un grande consenso nazionale e internazionale. Trovo alquanto strano che, dopo un comunicato della scorsa settimana, dove i responsabili della tifoseria avevano ordinato che i tifosi non dovevano fare nessuna forma di razzismo alla vigilia della partita in Francia, abbiamo avuto il plauso delle autorità francesi per il comportamento corretto e giusto della tifoseria. Sottolineo che nella partita dopo la quale sono stati rinvenuti questi manifesti, non è emerso nessun atteggiamento razzista, nessuna effige razzista. Ci ricordiamo come era la curva della Lazio quando sono arrivato, con bandiere e situazioni che non lasciavano spazio ad interpretazioni. Da quando sono presidente io – ha sottolineato – non sono più comparsi striscioni, bandiere, nè atteggiamenti che possano far considerare la tifoseria della Lazio come razzista e antisemita. La Lazio ha sempre messo in campo tutta una serie di azioni e iniziative, come ‘No Racism'”. Alla domanda se la Lazio si potrà costituire parte civile in un eventuale processo penale, Lotito ha risposto: “No si potrà: si è già costituita illo tempore su alcune situazioni. Lo sappiamo bene, è l’unica società. Non a caso io vivo in una situazione abbastanza delicata e ricevo minacce di qualsiasi tipo, non sempre riferibili alla tifoseria della Lazio”, ha concluso il presidente della Lazio.
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