Cresce il dibattito intorno all’Ape, l’anticipo pensionistico che il Governo ha intenzione di proporre in via sperimentale per il triennio 2017-2019. I dipendenti, pubblici e privati, nati tra il 1951 e il 1955 potranno richiedere la pensione di vecchiaia tre anni prima dell’età prevista (66 anni e 7 mesi). Annunciata ai sindacati martedì pomeriggio dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la proposta sulla cosiddetta «flessibilità in uscita» tocca una serie di questioni che promettono di dividere l’opinione pubblica e che i lavoratori delle varie categorie dovranno prendere in considerazione, calcolatrice alla mano.
Come funziona l’Ape e il ruolo delle banche. Chi deciderà di richiedere l’Ape riceverà un “anticipo” sulla sua pensione, da restituire in 20 anni con rate variabili (il che vuol dire che l’importo dell’assegno cambierà, fino ad un massimo del 15% per i redditi maggiori). Detto in altri termini, si tratta di un prestito: il lavoratore o ‘la nonna desiderosa di giocare col nipotino’, come affermato da Renzi, sta in realtà stipulando un ‘mutuo’ con tanto di tasso di interesse. Già, perchè saranno le banche ad anticipare i soldi e a fornire la garanzia assicurativa attraverso l’Inps.
Il costo dell’operazione per lo Stato, tra i 600 e i 700 milioni, è limitato proprio per l’intervento degli istituti bancari ma racchiude comunque diversi interrogativi. Di sicuro c’è che il taglio dell’assegno pensionistico si farà sentire sui redditi più alti, poichè la detrazione fiscale sarà modulata sul reddito e sulla condizione lavorativa, cioè se è il lavoratore ad aver scelto di andarsene o l’azienda. Nel secondo caso, il costo dell’assegno anticipato sarà a carico di quest’ultima.
Ma restano comunque altri quesiti. In primo luogo, l’esatta percentuale del tasso di interesse. In un caso ‘base’ descritto da Progetica, società indipendente di consulenza, il costo pagato alla banca per il prestito si aggirerebbe intorno all’1,5%, in linea con Palazzo Chigi, mentre Uil ipotizza invece un 3%.
In caso di morte, chi paga il premio assicurativo? Le assicurazioni dovranno coprire almeno un anno in media (la speranza di vita calcolata dall’Istat è ferma a 19 anni mentre il periodo di restituzione fissato dal Governo è di 20).
Intanto già ieri si sono fatte sentire le reazioni dei sindacati, che si sono divisi tra giudizi negativi e positivi. “Abbiamo chiesto la modifica strutturale della legge Monti-Fornero. Per ora non siamo in grado di dare una valutazione. Mi pare che ci sia ancora molto lavoro da fare. Se l’unica proposta che c’è è quella del prestito, non siamo dentro al cambiamento della legge”, ha spiegato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
Meno netto il giudizio del leader della Fiom Maurizio Landini, che richiede comunque una “riforma strutturale” ma rimanda la valutazione definitiva ai prossimi incontri.
Accenni positivi arrivano invece dal leader Uil, Carmelo Barbagallo e da Annamaria Furlan della Cisl. “Devo registrare che finalmente il governo ha deciso un confronto serio con i sindacati, che fino a qualche mese fa non era neanche in preventivo – ha detto Barbagallo – Ha poi deciso che il problema va affrontato non solo sulla previdenza, ma anche sul lavoro e su questo bisogna insistere. Non vogliamo dare alibi a nessuno, ma vogliamo realizzare un accordo nell’interesse del paese, dei lavoratori e dei pensionati”.
“Credo che sia importante essere usciti dalla logica della penalità – ha ribadito la Furlan – Il fatto che il governo proponga detrazioni in modo diverso e articolato soprattutto per chi ha pensioni e redditi bassi mi sembra un ragionamento su cui possiamo riflettere”.
“Tutto è allo studio” assicura il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Martedì si è discusso, il ragionamento dell’Ape è articolato sia sulla parte pubblica che privata. Non vogliamo alimentare una ridda di annunci, abbiamo fatto lo sciopero degli annunci. Quando arriverà il momento della discussione dell’Ape chiuderemo anche su questo”, ha aggiunto il premier.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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