Tangenti per appalti truccati. In Lombardia è stato arrestato il vicepresidente della Regione Mario Mantovani. Da assessore alla Sanità avrebbe truccato una gara d’appalto da 11 milioni di euro sul trasporto dei malati dializzati. In cambio, da sindaco e senatore Pdl avrebbe avuto un architetto a sua “esclusiva disposizione”, senza bisogno di pagare parcelle per lavori per sé, per il figlio, per la sua attività di imprenditore oppure per il Comune di Arconate.
Nonostante le accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta, per le quali Mantovani è stato portato via ieri mattina in manette, bloccato dalla Guardia di Finanza proprio il giorno in cui era atteso ad un convegno su legalità e trasparenza, al numero ‘due’ di Roberto Maroni non si contestano mazzette ma una lunga lista di utilità da parte dell’architetto Gianluca Parrotti: si va dai lavori ‘gratis’ di ristrutturazione e arredamento di una casa del politico ad Arconate e di Villa Clerici di Rovallasca, residenza patrizia in provincia di Milano e di proprietà dell’ex senatore, fino alla realizzazione di un’abitazione in una corte di Arconate per il figlio o all’acquisto di appartamenti e uffici per conto di Mantovani o della Spem, una delle sue società. Sempre senza compenso ma in cambio di importanti lavori pubblici, Parrotti si è occupato anche una serie di “prestazioni di supporto all’attività politica del sindaco di Arconate”, annota il gip, conferite “in modo informale”. Lavori “non pagati” da Mantovani, “né ovviamente dal Comune e di cui il politico (che dimostra nell’occasione di considerare sostanzialmente Arconate come ‘cosa propria’) si avvantaggia in termini di consenso”. E qui si contano progetti per realizzare una casa di circa 130 metri quadrati da installare in un parco pubblico del paese e da dedicare al Corpo degli Alpini o per costruire una Rsa per gli anziani.
Intanto, da quanto si è saputo, con le carte acquisite gli investigatori stanno indagando anche su altri episodi di turbativa d’asta e abuso d’ufficio contestati all’ex vicepresidente regionale che, assistito dall’avvocato Roberto Lassini, sarà interrogato giovedì prossimo dal gip. Arrestato insieme a lui anche Giacomo Di Capua,il suo più stretto collaboratore, e l’ingegnere del Provveditorato Opere Pubbliche per Lombardia e Liguria, Angelo Bianchi. Questi arresti riportano la bufera al Pirellone come ai tempi di Roberto Formigoni. Bufera anche perchè tra gli indagati (ce ne sono altri 12) dell’ indagine del procuratore aggiunto Giulia Perrotti e del pm Giovanni Polizzi, c’è anche l’assessore leghista lombardo all’Economia Massimo Garavaglia. Con lui, come scrive nel suo provvedimento il gip Stefania Pepe, Mantovani avrebbe truccato la gara bandita da un pool di tre Asl “per l’affidamento del servizio di trasporto di soggetti nefropatici sottoposti a un trattamento dialitico” in modo che rimanesse in mano alle associazioni di sempre.
Il ‘numero due’ di Roberto Maroni, che è stato definito da Berlusconi “una persona corretta”, per il gip, invece, al pari di Di Capua e Bianchi, “ha una spiccata capacità criminale” e “una propensione alla violazione delle regole”. Tra l’altro, infatti, dal 2012 al 2014 Mantovani avrebbe “abusato” dei suoi ruoli istituzionali per fare “decise” pressioni con lo scopo di reintegrare nel suo incarico Bianchi che era stato arrestato nel 2008 in un’inchiesta della Procura di Sondrio su una serie di presunti appalti truccati in Valtellina. Pressioni che si sarebbero articolate in due fasi: una presunta concussione ai danni del Provveditore Interregionale alle Opere Pubbliche, Pietro Baratono; una presunta tentata concussione nei confronti del Direttore generale del Personale e degli Affari Generali del Ministero, Alfio Leonardi, che con la sue denuncia ha fatto partire l’inchiesta.
Ancora più grave la vicenda a Roma, già nella bufera da quasi un anno per Mafia Capitale, dove risulterebbe essere stata truccata la prima gara assegnata dal Comune di Roma per i lavori del Giubileo. L’Autorità anticorruzione, in ottemperanza ai controlli previsti dal Dpcm del 27 agosto 2015 (il provvedimento che ha assegnato all’Anac specifici compiti di vigilanza sugli appalti del Giubileo), ha sottoposto a verifica tutti i soggetti che hanno partecipato alla gara, perché estratti a sorte fra le ditte presenti nel sistema Sipronec del Comune, scoprendo che entrambe le ditte avevano presentato l’offerta tacendo i rapporti intercorrenti fra le stesse (sono soci occulti in una terza ditta) e quindi ponendo in essere una sorta di ‘cartello’. Due imprenditori e un funzionario del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma Capitale sono stati arrestati questa mattina con l’accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti. Si tratta di Luigi Martella ed Alessio Ferrari, e del funzionario comunale Ercole Lalli. I primi avrebbero condizionato, con un passaggio di denaro, 2000 euro in contanti, le gare d’appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città. Secondo le verifiche dell’Anac, i due imprenditori erano in realtà soci occulti in una ditta e titolari delle due che hanno partecipato alla prima procedura negoziata, sotto soglia, che il Comune di Roma ha aggiudicato il 9 ottobre scorso per i lavori del Giubileo. Si tratta della gara per la manutenzione e riqualificazione di via Mura Latine e viale di Porta Ardeatina per cui avevano presentato offerte sia la Trevio srl che la Malù lavori srl.
Denaro, dunque, in cambio di informazioni riservate inerenti le imprese invitate alle gare che consentivano di controllare i meccanismi di aggiudicazione, sebbene affidati ad un sorteggio casuale. Era questo il sistema utilizzato dai due imprenditori. Sostanzialmente, i due imprenditori – hanno spiegato i carabinieri – al fine di incrementare la probabilità di aggiudicazione delle gare, ognuna del valore di circa un milione di euro, cooperavano per ottenere informazioni ulteriori su quante e quali imprese venissero invitate ai vari lotti. Al momento dell’intervento dei militari, il funzionario di Roma Capitale aveva ancora in mano il denaro incassato, e ha tentato inutilmente di disfarsi della busta contenente 10 banconote da 100 euro e 20 da 50 euro, immediatamente sequestrate.
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