Apre il Museo della Zecca: la storia in tasca

È un vero tesoro, ma stavolta il valore nominale non c’entra niente. Più di ventimila pezzi tra monete, medaglie e “ferri del mestiere” – punzoni, modelli in cera e macchine industriali d’epoca – sono finalmente esposti al pubblico nel Museo della Zecca di Roma inaugurato stamattina.

Ospitato nel complesso industriale dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, a Roma, il museo è diviso in due sezioni: una illustra la storia della Zecca, l’altra accompagna i visitatori in un viaggio nel tempo lungo duecento anni, osservato dal punto di vista delle nostre tasche. A curare il percorso espositivo sono stati la professoressa Silvana Balbi de Caro e l’architetto Giovanni Bulian.

A tagliare il nastro nella sede di via Salaria sono accorsi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il vicepresidente del CSM Giovanni Legnini e i ministri dei Beni culturali Dario Franceschini e dell’Economia Pier Carlo Padoan.

“Questo spazio, un anno fa, era parte di un’eredità polverosa con casse piene di materiale prezioso e macchinari industriali d’epoca accatastati”, ricorda Paolo Aielli, AD dell’Istituto:

Un patrimonio abbandonato per un malinteso senso del risparmio, per una mancanza di sensibilità nella cura della memoria o, peggio, per una semplice disattenzione.

I pezzi più pregiati in mostra sono le cere di Benedetto Pistrucci, un incisore romano vissuto nella prima metà dell’Ottocento. Pistrucci, fra le altre cose, è l’autore del modello della sterlina d’oro in uso ancor oggi presso la Zecca reale britannica, un rilievo con San Giorgio – patrono dell’Inghilterra – raffigurato a cavallo mentre uccide il drago della leggenda, trafiggendolo con la lancia.

L’esposizione comprende anche le ricostruzioni degli ambienti di lavoro d’epoca e una collezione di macchine d’antiquariato, fra cui un bilanciere – una macchina simile a un torchio che si usa per imprimere il conio, a freddo, sui tondelli di metallo – appartenuto a papa Clemente XII.

“Un pezzo della storia artistica del nostro paese”, chiosa Aielli, “che finora sembrava comprensibile solo agli esperti di settore e ai collezionisti”.

F.M.R.