Sabato 7 novembre, alle ore 17, presso il Palazzo Baronale di Calcata, piccolo comune alle porte di Roma, si inaugura Cronache della Visione, esposizione-compendio dell’immaginario visivo-visionario di Michelangelo Arizzi. Lungo un percorso di 27 opere si snoda la dialettica di ricerca e riscrittura dell’artista romano che, famoso per il fotomontaggio satirico, ha esperienze nel settore moda-beauty e ritrattistica, nonché in quello pubblicitario. Tra i tanti riconoscimenti vanta il Premio Spoleto con l’opera “La Regina di Saba” che viene pubblicata nel catalogo ufficiale Mondadori 2013. Il suo lavoro è teso tanto all’esplorazione, come riscoperta di archetipi, quanto all’attualizzazione dei medesimi. Al centro la fotografia come diario onirico, l’idea di icona, l’importanza del “porre all’attenzione”, la sperimentazione attraverso la tecnica del collage e della manipolazione digitale.
Il curatore della mostra Pier Luigi Manieri ne parla così: “Il punto di vista di Arizzi trova sintomatica espressione in giochi di luce caravaggeschi che esaltano metafisiche nature morte con clessidra. E se in un parallelismo semantico di curve, una Madonna leonardesca ha alle sue spalle un incombente ufo, proseguendo in un gioco sul filo del surrealismo metafisico, lungo un panorama alieno ecco la passeggiata mattutina di un solitario uomo con dinosauro”. I visionari rimandi letterari (per esempio Burroughs e il suo ‘Pasto Nudo’) e mitici (il Graal) coesistono con rivisitazioni moderne come la rilettura della Madonna allo specchio del Pollaiolo di cui si scorge il lato celato. Celata, prosegue il Manieri è anche “la figura femminile nello scatto che, per profondità di campo e tensione emotiva, suggerisce i corridoi dello Shining di Kubrick e il Bates Motel di Psyco e, concettualmente, stigmatizza con iconoclastica ironia l’ossessione contemporanea per la chirurgia estetica. L’accurata opera di recupero e citazionismo letterario, cinematografico, pittorico, di costume, di cui l’estetica si alimenta é pertanto piegata strumentalmente all’esigenza della narrazione”. Arizzi gioca con le donne, protagoniste surreali ed eroine contemporanee che, come scrive lo storico d’arte Barbara Martusciello, campeggiano in “ritratti rinascimentali, barocche sinfonie compositive, riproduzioni preraffaellite (come la sua Ofelia con lunghissimo strascico bianco in sospensione sull’acqua), memorie oniriche (in particolare rivolte ad Alberto Savinio e ai suoi uccelli-muliebri e a Max Ernst, specialmente delle illustrazioni per Une semaine de bonté, 1934), evocazioni metafisiche…per spingersi verso atmosfere fantasy talvolta più grottesche, ambientazioni da graphic novel, narrazioni di rimando Gothic e rasentando volutamente un climax dal kitsch al trash”.
Valicando i confini spazio-temporali, la fotografia di Arizzi ci trasporta verso un orizzonte esoterico, metafisico, postmoderno.
La mostra è visitabile domenica ore 9,00-19,00; nei giorni feriali ore 15/19.
Erika Eramo
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