Un risarcimento di 3,4 miliardi per evitare il procedimento di revoca e chiudere un braccio di ferro iniziato con la tragedia del crollo del ponte Morandi. Sarebbe questo il piano di Autostrade inviato ieri al governo, che prevederebbe anche 13,2 miliardi di investimenti e 7 di manutenzioni, nonché un taglio dei pedaggi. Messa inoltre nero su bianco la disponibilità dell’azienda di aprire il capitale a nuovi investitori, una strada che passa dall’aumento di capitale. Elemento di assoluta novità, è che nell’offerta targata Aspi, viene assicurato, non figurerebbe la richiesta di modifica del decreto Milleproroghe. Si tratta, in altre parole, dell’articolo che riduceva l’indennizzo, in caso di revoca, a 7 miliardi, cifra di gran lunga più bassa dei 23 miliardi previsti dalla convenzione siglata nel 2008. Nessuna richiesta di modifica, dunque, nella speranza di chiudere la partita con un accordo.
Accordo che il Pd è pronto a sottoscrivere, mentre i Cinque Stelle continuano a negare il loro assenso.
E’ terminato nella tarda mattinata di ieri il cda di Autostrade per l’Italia. Il Consiglio, secondo le notizie trapelate, ha approvato una nuova proposta finalizzata a una positiva definizione della procedura di contestazione in corso sul nodo delle concessioni autostradali.
Mentre l’azienda era al lavoro sulla proposta da presentare al governo, i riflettori si sono accesi anche su Cdp e sul ruolo che potrebbe svolgere nell’operazione Aspi.
Sono infatti ancora molti i nodi da sciogliere, dal punto di vista politico ma non solo. Per l’eventuale ingresso di nuovi investitori è necessario che vengano chiariti diversi punti: quelli che riguardano le tariffe, le regole per la concessione e gli aspetti legali. Tra i potenziali nuovi soci graditi all’esecutivo, appunto, ci sarebbero Cdp ma anche il fondo infrastrutturale F2i, la società che conta tra i suoi azionisti le principali fondazioni italiane di origine bancaria (con una quota del 25%), primari istituti di credito (con una quota del 20%), Cdp con il 14%, Casse di previdenza, Fondi pensione, Asset manager e Fondi sovrani.
Ma prima di qualsiasi altra valutazione, da parte dei potenziali nuovi investitori, resta da capire che cosa sarà l’Aspi del futuro e se resterà una società redditizia o meno. E c’è anche la spada di Damocle del contenzioso legale che rischia di scoraggiare eventuali investimenti. “Deve essere un investimento che dia delle prospettive e una visibilità. Un eventuale taglio alle tariffe rischierebbe di scoraggiare gli investimenti”, spiega una fonte finanziaria.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy