Crollano le assunzioni e aumentano i licenziamenti: su entrambi pesa la fine del decremento fiscale in favore delle imprese.
E’ questo il quadro disegnato dall‘Osservatorio dell’Inps che ha registrato una riduzione del numero di nuovi rapporti di lavoro, mentre invece l’abolizione dell’articolo 18 contenuta nel Jobs Act ha fatto impennare il numero dei licenziamenti. Si è avverato cioè quello che temevano gli economisti e i critici della riforma del lavoro firmata da Renzi, ovvero, una volta venuta a mancare la convenienza ad assumere, il numero delle conversioni di contratti più precari e delle assunzioni “nuove” si è ridotto nel periodo gennaio agosto 2016 dell’8,5% rispetto allo stesso intervallo di tempo nell’anno precedente. Le assunzioni, riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate dunque 3.782.000 (nel dato sono comprese anche quelle stagionali), con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015.
L’Osservatorio dell’Inps sottolinea che il dato va considerato rispetto al forte incremento nel 2015 dovuto al superbonus, ossia l’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Nel corso degli otto mesi presi in considerazione, con il Jobs Act, sono cresciuti del 28% i licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato, in aumento soprattutto i licenziamenti disciplinari, quelli per giusta causa e giustificato motivo. In altre parole, le imprese cominciano gradualmente a usufruire sempre più della nuova libertà garantita dal Jobs Act di liberarsi del personale. Per adesso si tratta di numeri modesti, ma il ritmo di crescita è notevole.
“L’Italia cambia verso, sì, ma in negativo”, commenta la parlamentare di FI renata Polverini, ex segretario nazionale Ugl. “Gli unici aumenti registrati – osserva – sono quelli sull’uso, o meglio sull’abuso, dei voucher (+35,9) e sui licenziamenti cosiddetti ‘disciplinari’ (+28%). Insomma una inversione di tendenza rispetto ai proclami del premier Renzi che dovrà dare conto dell’incapacità del Jobs Act. Ormai l’effetto placebo del bonus in Stabilità 2015, quando le aziende potevano beneficiare per tre anni dell’abbattimento totale dei contributi previdenziali, è terminato. E’ sotto gli occhi di tutti: l’Italia non riparte perché il lavoro non c’è”.
A.B.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy