Scatti che fermano immagini di diversi modi di guardare il mondo, le cose e le persone, questa volta da una prospettiva tutta femminile. A Venezia dal 10 settembre all’8 dicembre 2015 la Casa dei tre Oci ospita la mostra “Sguardo di donna”, un percorso fotografico attraverso più di 300 opere di 25 artiste di diversa età, provenienza e sensibilità.
Nonostante nella Laguna bruci ancora la delusione per la sconfitta dei quattro film italiani in concorso alla 72esima Mostra del Cinema, Valeria Golino, vincitrice del Premio Volpi alla miglior attrice, ci ha regalato una grande soddisfazione ed ha mostrato quanto pregiata sia la bellezza sofisticata e delicata di un talento femminile. Allo stesso modo la mostra fotografica “Sguardo di donna”, iniziata una settimana fa a Venezia, offre l’opportunità di scrutare scenari del mondo colti e interpretati dagli occhi di una donna.
“Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non scambierebbe con l’intero possesso del corpo di lei.” ha detto D’Annunzio ne “Il piacere” “Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun altro attimo di gioia eguaglierà quell’attimo”. Sono in effetti attimi colti attraverso la sensibilità femminile quelli esposti alla Casa dei Tre Oci, che Marcellino Radogna, fotografo romano di grande e lunga esperienza, ha commentato per noi.
Osservando le opere di queste artiste cosa l’ha maggiormente colpita?
Quello che attrae in queste foto non è la posizione della luce o il punto di vista estetico, ma ciò che sta dentro la foto che mette in moto pensieri ed emozioni. Lo sguardo delle donne fotografe è uno sguardo che va dritto alla diversità, anche alla deformità, e senza indugio ci porta al cuore del problema del dolore e della sofferenza. Non c’è violenza, solo verità.
Personalmente sono entusiasta di questa iniziativa, anche perché per lavoro ho avuto il piacere di incontrare spesso una delle artiste presenti alla mostra, Chiara Samugheo. La considero una brava professionista che ha saputo ritrarre il mondo femminile nel passaggio degli anni ’50 e ’60 in modo veramente aderente alla realtà di quei tempi e senza nascondimenti.
La mostra segue un percorso articolato attraverso personaggi, epoche, eventi e condizioni. Quali sensazioni e riflessioni vengono suscitate da queste foto sul visitatore?
In queste foto siamo spettatori del passaggio dei tempi, dagli anni ’40 ai giorni nostri, dall’invasione nazista a Mosca, alla New York degli anni ’70 tra alcool, droga e violenza, dalla liberazione sessuale alle violenze domestiche. Sono foto che ci parlano di mafia, soprusi, differenze, emarginazione, debolezza, e le artiste posano su queste creature, allontanate e nascoste dalla società, uno sguardo pietoso. Guardiamo queste foto e la nostra coscienza si ribella davanti all’ingiustizia, entriamo in una dimensione di compassione per quello che ci viene nascosto. Portare queste foto in esposizione è un atto di civiltà e si spera di progresso verso una maggiore comprensione tra di noi tutti, un atto di giustizia verso chi è indifeso, volutamente ignorato e nascosto.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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