Dopo quella italiana, ora l’Austria vuole blindare anche la frontiera con l’Ungheria.
Secondo l’agenzia di stampa nazionale APA, che cita fonti della polizia locale, il governo avrebbe deciso di costruire nuove barriere ai varchi di frontiera di Moschendorf e Heiligenbrunn, nel Burgenland, la striscia di terra lungo il confine che fino al 1918, sotto l’impero asburgico, faceva parte dell’Ungheria. E per altri due punti di passaggio sarebbe solo questione di tempo.
A mettere in allarme Vienna è la tendopoli che il governo ungherese ha costruito a Körmend, sul suo versante della frontiera: una struttura da 350 posti letto ormai quasi pronta a entrare in funzione. “Non sappiamo quando sarà operativa, pensiamo fra poco”, ha detto all’APA il responsabile della polizia Werner Fasching. Secondo gli austriaci la struttura è troppo vicina al confine: Fasching si è detto sicuro che i migranti proveranno a raggiungerlo a piedi.
L’ufficio del Commissario UE agli Affari interni e all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, sta preparando in queste ore una richiesta di chiarimenti per le autorità di Vienna. Martedì scorso, la titolare del ministero dell’Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, aveva promesso di spiegare tutto in una lettera al Commissario, ma Bruxelles giura di non aver ricevuto ancora niente.
“La mia linea è chiara”, spiega Avramopoulos a La Stampa: “Non abbiamo bisogno di politiche che portino alla chiusura delle frontiere, perché così si mette a rischio Schengen”. L’euroministro si dice convinto che la chiusura delle frontiere non sia “la giusta risposta ai problemi”:
Spero che la decisione non sia attuata e che il dialogo prevalga. Dobbiamo fare tutti il possibile perché Schengen torni alla normalità entro fine anno. I 28 devono mantenere gli impegni. Nel momento in cui lo faranno, quando ogni decisione presa verrà attuata, non avremo problemi fra gli Stati.
Avramopoulos fa anche il punto sull’iniziativa europea di ridistribuzione dei richiedenti asilo, e si dice “molto deluso” per i ritardi e i tentennamenti nell’applicarla: “Lo scorso anno, potevano anche aver ragione nell’esprimere il dubbio che quelli che entravano fossero davvero identificati e registrati. Ora la verifica è totale”.
Sul paventato spostamento della rotta dei profughi dai Balcani all’Italia, il Commissario UE torna a promettere il “sostegno” di Bruxelles all’Italia: “Siamo pronti ad aumentare la presenza di Frontex, se necessario”. Ma “al momento – sostiene – non ci sono prove che il flusso dei migranti si sia spostato dalla Grecia all’Italia, anche se gli arrivi dalla Libia aumentano”.
In effetti, secondo gli esperti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), negli ultimi cinque giorni le persone approdate sulle nostre coste sono quasi seimila. “6021 migranti e profughi hanno compiuto la pericolosa traversata del Mediterraneo da martedì scorso”, tra cui appena 174 sbarcati in Grecia: lo ha detto il portavoce OIM Joel Millman, ma ha anche avvertito che nei prossimi giorni il numero salirà, complice il bel tempo.
“C’è un problema che riguarda il nostro Paese”, riconosce il presidente del Consiglio Matteo Renzi, “ma non c’è un’invasione in corso”: “I numeri degli sbarchi sono appena qualcuno in più rispetto allo scorso anno”.
Il premier spera che “l’UE si faccia portatrice di una strategia” che comprenda “aiuti ai paesi africani” e il blocco dei “viaggi della morte”. Per ora, l’Alto Rappresentante UE per la Politica estera e di sicurezza Federica Mogherini ha promesso di proporre ai ministri di Esteri e Difesa dei 28 di “allargare la missione EUNAVFOR Med alle acque libiche”, previo consenso del governo di Fayez al-Sarraj. La missione – in atto dal primo giugno dell’anno scorso – ha due obiettivi principali, soccorrere i migranti evitando tragedie come quella dello scorso aprile e sgominare le reti di contrabbando di esseri umani nel Mediterraneo.
Intanto in Germania la Cancelliera federale Angela Merkel ha presentato il progetto della nuova legge sull’integrazione dei profughi stilato due notti fa, alla fine di una riunione-fiume della coalizione di governo.
Il testo prevede “offerte ai migranti che hanno buone prospettive di rimanere nel Paese, ma anche doveri per chi rimane”, e rappresenta un “passo avanti di qualità”.
In Germania l’immigrazione ha raggiunto proporzioni eccezionali: anche a causa dell’apertura indiscriminata della Merkel ai profughi siriani, nel 2015 il numero dei rifugiati arrivati sul suolo tedesco ha superato il milione e centomila unità. Il nuovo pacchetto di leggi è stato pensato per trovare loro un posto nella società: “Non solo registrare, ma integrare”. Le trattative per l’accordo sono andate avanti fino a notte inoltrata, ma il fatto che l’intesa si sia raggiunta fa anche ben sperare la Cancelliera sulla coesione della coalizione di governo, che oltre alla sua CDU comprende i cristiano-sociali del presidente della Baviera Horst Seehofer e i socialdemocratici del ministro dell’Economia Sigmar Gabriel.
Ancora qualche mese fa, Seehofer aveva puntato i piedi contro la rimozione del tetto al numero di rifugiati: il presidente bavarese aveva minacciato la Cancelliera di portarla davanti alla Corte Costituzionale di Berlino. Ora, invece, sembra tornato nella scia del governo. D’altra parte la coalizione vuole contrastare l’ascesa dei partiti nazionalisti, che si sono fatti avanti nelle ultime elezioni amministrative, e può riuscirci solo se si mostra unita e pronta nel risolvere i problemi e affrontare le paure dei tedeschi.
Nel testo della legge sull’integrazione compaiono norme che facilitano l’inserimento dei rifugiati nel mercato del lavoro. Tra queste anche l’offerta di centomila cosiddetti Ein-Euro-Jobs (“lavori da un euro”), lavori di utilità sociale pagati 1-2 euro l’ora con fondi pubblici, inventati ai tempi di Gerhard Schroeder come antidoto alla disoccupazione. I rifugiati avranno anche altre agevolazioni all’entrata. Ma avranno anche obblighi, su cui la Merkel ha insistito particolarmente con gli alleati e con la stampa. Dovranno frequentare corsi di integrazione, e il governo promette linea dura contro chi si macchierà di reati.
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