Joanne Kellerman è stata chiara. Dalle colonne di Repubblica, l’ex Direttore Generale della Banca d’Olanda, incaricata di preparare i piani di risoluzione per le Banche italiane, ha dichiarato che “la risoluzione bancaria non è una infezione che cade dal cielo. L’alternativa per una banca in difficoltà non è che non accada nulla, ma le procedure di insolvenza”.
Il vero problema, però, non è tanto legato al bail in, che si sapeva ”da un po’ di tempo che sarebbe scattato questo anno”, ma quello di evitare abusi sui titoli venduti.
“Se c’è stata vendita fraudolenta – ha dichiarato – le autorità di regolamentazione devono intervenire”. Non solo. “Penso anche che ci sia, un obbligo, per le Autorità, di istruire il pubblico, perché è importante che le persone abbiano chiarezza sui loro diritti e sui loro doveri”.
Kellerman ha aggiunto così tessere ad un mosaico, quello sulle banche, già eterogeneo e variegato.
Venerdì è previsto l’esame, nel Consiglio dei Ministri, delle proposte del Ministero dell’Economia proprio sul sistema bancario.
In agenda, le disposizioni per accelerare il recupero dei crediti in sofferenza, quindi la definizione della proposta di bad bank italiana, incentrata sulla garanzia pubblica per la cessione dei crediti deteriorati.
Come già ricordato da Ignazio Visco, il nodo della vicenda non è tanto nella mole dei crediti inesigibili, ma sui tempi legati al recupero degli stessi. Strettoie,burocratiche, che prolungano inesorabilmente le tempistiche: per escutere crediti ipotecati, ad esempio, si possono impiegare anche 15 anni.
Di qui l’idea di accelerare i tempi e, nello specifico, valutare un dl che comprenda i diversi interventi da disporre.
L’impressione generale, soprattutto tra gli addetti ai lavori, è che comunque la bad bank si farà.
Paolo Scaroni, deputy chairman di Rothschild, ha dichiarato che simile iniziativa “pulisce i conti delle banche una volta per tutte, invece di avere una pulizia progressiva. Da questo punto di vista sarà una cosa positiva”.
Circa il decreto salva banca, Scaroni ha ritenuto“giustificata” la rabbia dei risparmiatori, in quanto “a questi obbligazionisti non è stato spiegato bene il rischio che correvano”.
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