“Con la riforma delle popolari ci aspettiamo un’accelerazione nel consolidamento, sempre però che venga portato avanti in modo efficace”.
A richiedere interventi incisivi ed efficaci nel settore bancario è Standard & Poor’s, la società internazionale di rating che questa mattina ha presentato il suo outlook per il 2016 del settore del credito.
S&P’s affronta un tema più che caldo. Trovare una governance efficiente diventa quindi non solo auspicabile per garantire il funzionamento del settore bancario ma anche uno dei punti cardine sul quale incentrare il rafforzamento delle banche popolari che, secondo l’associate director dell’agenzia Mirko Sanna, “non è stato sempre positivo, ci sono stati esempi di fusioni che hanno dato vita a una somma di problemi”.
L’agenzia non ha affrontato le singole ipotesi di fusione ma ha osservato che “la riforma delle popolari è stata fatta per eliminare degli ostacoli di governance, non un modello di per sé. Non esiste un sistema unico, che sia il duale o il tradizionale” in quanto alla fine servono strumenti che consentano “al management di agire in maniera efficace, senza influenze di tipo politico o provenienti dal territorio”.
In generale, secondo S&P “nel 2016 sarà avviato il consolidamento” del sistema bancario, e questo rappresenterà “l’occasione per migliorare l’efficienza, i costi e la corporate governance delle banche”.
Il lavoro, comunque, resta tanto. Non solo considerata la situazione delicatissima in cui molti istituti di credito versano, ma anche alla luce di fattori consolidati, come le sofferenze, che continuano a gravare sull’intero settore.
Lo stock dei crediti deteriorati continuerà infatti a crescere nella prima parte dell’anno per poi stabilizzarsi. Il dato significativo è che non andranno a ridursi senza che arrivino interventi esterni.
Sanna ha spiegato che i ‘non performing asset’ delle banche ammonta al 20% dei prestiti totali e che anzi “Riteniamo continuerà a crescere, sopra il 20%, stabilizzandosi a metà 2016”.
“Saranno però necessari interventi esterni per renderlo più attraente: solo questo potrà contribuire a una riduzione significativa dello stock”.
L’agenzia, in questo, ribadisce l’importanza dei provvedimenti assunti dal governo per ridurre i tempi dell’ammortamento delle perdite da svalutazione sui crediti ma gli effetti non saranno immediati. Si tratta di un “passo importante nel medio termine” ma non sufficiente nel breve per “portare ad una riduzione significativa della mole dei crediti inesigibili”.
Anche la redditività degli istituti di credito, con ogni probabilità, rimarrà bassa per i prossimi due o tre anni, ma si prevede un recupero grazie agli interventi sui costi e al calo “significativo” delle perdite su crediti, favorito dal miglioramento della congiuntura economica e degli ingenti accantonamenti già smaltiti negli anni scorsi.
S&P prevede che, per il settore, l’importo delle perdite annue sul totale dei crediti scenderà dal massimo del 2013 e 2014, circa il 2%, fino allo 0,7% nel 2017.
Il sistema bancario italiano, però, manterrà i suoi profili di rischio, che sono maggiori rispetto ai partner europei, soprattutto visto l’impatto della crisi degli ultimi anni.
Sanna ha ridimensionato anche la portata della proposta di bad bank sulla quale Governo e UE discutono da tempo: “la chiamiamo bad bank ma sarà probabilmente qualcosa di molto più soft, i vincoli normativi sono evidenti” anche se sarà in ogni caso “positivo” qualunque cosa che “permetta alle banche di far uscire dai propri bilanci questi crediti deteriorati, senza avere impatti significativi sul capitale e senza mettere a repentaglio la loro solidità”.
Proprio oggi Bruxelles ha voluto ricordare che “spetta all’Italia decidere come procedere con i suoi piani per creare una bad bank o per implementare misure in materia di Non-Performing Loans – Npl –“.
“Abbiamo esperienza nel trattare le misure in tema di crediti deteriorati – fanno sapere dalla Commissione – e nell’aiutare le autorità a individuare il modo più appropriato”.
“L’Italia ha contattato la Commissione con uno schema informale su un potenziale sviluppo. Restiamo pronti a lavorare ancora con l’Italia sulla base di questi piani”, ha concluso il portavoce della commissaria alla concorrenza Vestager.
Proprio da Bruxelles, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ricordato come la proposta dell’Italia sugli npl è una cosa “cui lavoriamo da tempo, che completa gli strumenti che già abbiamo sul terreno con le procedure concorsuali. E’ una proposta leggera ma efficace” e l’auspicio è che si realizzi in tempi che “siano rapidi”.
“I crediti deteriorati – ha spiegato Padoan – verranno valutati quando ci sarà uno scambio tra domanda e offerta. Solo allora potremo sapere qual è il prezzo. Si tratta di mettere in piedi un meccanismo che faciliti gli scambi” dei crediti deteriorati.
Padoan ritiene che per questi ci “sia un mercato” ma, “come ogni mercato di qualcosa di nuovo”, gli va dato “un avvio: bisogna varare una nave che poi procede per conto suo. Questa è la mia visione. Soprattutto, con l’economia che migliora sarà ancora più facile”.
Intanto, al Mef, si è svolta oggi la riunione programmata con i rappresentanti del Ministero della Giustizia, della Banca d’Italia, della Consob, dell’Autorita’ nazionale di risoluzione e dell’Anac per la predisposizione delle norme attuative del provvedimento salva-risparmiatori incluso nella legge di stabilità 2016. Sono state discusse – si legge in una nota diffusa al termine dell’incontro – l’impostazione delle procedure di ristoro e le linee guida per gli arbitrati.
Una vicenda, quella del crack delle quattro banche sulla quale è in essere una “attenta valutazione da parte del governo con la consapevolezza di valorizzazione il valore primario del risparmio ha affermato il ministro della Giustizia Andrea Orlando durante il Question Time alla Camera dei Deputati.
“C’è la volontà di intervenire e affrontare la questione tempestivamente” visto che “si comprendono le ragioni delle preoccupazioni dei risparmiatori”.
Oltre ai rimedi ordinari di concerto con il Mef, Orlando ha ricordato che “si stanno studiando strumenti più snelli che rendano più efficace la tutela dei risparmiatori coinvolti”, e che vengano individuati “in forme arbitrali di composizione, assimilabili a procedure di natura amministrativa” e che dunque facilitino anche “l’accesso al fondo di solidarietà di 100 milioni stanziati nella legge di stabilità 2016”.
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