E’ finita la prima fase della massima rassegna continentale del basket e con essa, purtroppo, anche l’avventura dei “ragazzoni” di coach Pianigiani. Decisiva la sconfitta maturata al termine della penultima gara, quella contro i cugini d’Oltralpe, che ha segnato, senza alcun dubbio, il picco di rendimento dei cestisti in canotta azzurra.
Ininfluente, poi, la successiva sconfitta con Israele. Per tracciare un bilancio il più sereno possibile della nostra partecipazione agli Europei in corso in Lituania occorre fare un passo indietro e tornare alle ultime qualificazioni. Bene, va detto che l’Italia non le aveva superate e non aveva maturato, quindi, il diritto a staccare il pass per questa fase finale. Il successivo allargamento dei ranghi aveva, invece, consentito il ripescaggio degli azzurri. Una squadra scarsa, quindi? Assolutamente no. Innervata, infatti, dall’inserimento in roster dei tre assi dell’NBA ( Bargnani, Gallinari e Belinelli), la nostra rappresentativa si presentava in sede di vigilia con tutte le possibilità di recitare un ruolo di outsider di lusso. Inferiore a Spagna e Francia, senza un autentico totem (Nowitzki, fresco di anello, ndr) come la Germania, senza il blasone recente della Grecia, senza il talento puro ( ma anche la notevole sregolatezza) della Serbia, senza la fisicità e il vantaggio del fattore campo della Lituania o l’entusiasmo di una Turchia, vicecampione mondiale. Ma non lontanissima da ognuna di queste “corazzate”. Senza l’obbligo ( e, quindi, la pressione) di che deve vincere a tutti i costi. Ma con tre giocatori di valore assoluto, più un quarto ( Mancinelli) che può dire la sua, almeno in ambito europeo, e con qualche innesto di un certo interesse. Oltre ad un allenatore, Pianigiani, che in Italia domina con Siena e che anche all’estero non pochi ci invidiano. Se non sognare, quantomeno sperare in un buon piazzamento, sarebbe stato, quindi, più che lecito. Certo, il girone non aiutava assolutamente: Francia, Serbia, Germania, Israele, oltre alla cenerentola Lettonia, non facevano dormire sonni tranquilli. E, cosa fondamentale, non potevano consentire un torneo in progressione, aspettando di affrontare le migliori solo in un secondo momento, potendo sfruttare un favorevole abbrivio contro avversari più abbordabili nella ricerca della miglior condizione e di quella chimica di squadra che, invece, è mancata. Soprattutto, in attacco. Con punteggi e percentuali di tiro molto basse. Non siamo stati fortunati, indubbiamente, ma sarebbe troppo comodo scaricare sulla Dea Bendata le responsabilità di un’esclusione così prematura. La sorte, come detto, ci aveva già guardato con grande benevolenza. La verità è che, dopo la netta sconfitta nella gara d’esordio contro i serbi, abbiamo sciupato la nostra vera, grande occasione nella successiva partita contro una Germania non certo irresistibile. Quella era la partita da vincere. L’inerzia del nostro torneo ne avrebbe risentito in modo decisivo. Ma, dopo una partita che, fino agli ultimi minuti del 4° quarto, procedeva punto a punto, sul più bello, i nostri si sono sciolti. Dopo è arrivata la vittoria ( comunque, non facile) sulla Lettonia, fanalino di coda del girone e, quindi, la gara da “dentro o fuori” con la Francia. Ostacolo proibitivo ma consapevoli che, in una gara secca, questa squadra avrebbe potuto creare problemi a chiunque. Anche agli atletici francesi. E così è stato. Se contro Nowitzki & co la gara era stata equilibrata ma bruttina sotto il profilo del gioco, contro i transalpini c’è stata anche la prestazione. E che prestazione! Una partita, a tratti, addirittura dominata, ben oltre il riscontro del punteggio. Che , in ogni caso, recitava Italia avanti al termine di tutti e tre i primi quarti. E contro un avversario stordito e con il suo miglior uomo ( l’NBA Parker) mestamente seduto in panchina causa un infortunio. Ci ha pensato, però, un’altra stella dei parquet a stelle e strisce, Boris Diaw, a riprenderci e ad affossarci ( complici anche le “bombe” di Gelabale). E, a 52” dal termine, quando tutto era ancora possibile un errore da tre di Bargnani e una successiva penetrazione non andata a buon fine di Belinelli mandavano in onda i titoli di coda sulla partita ( 91-84 il punteggio finale, assolutamente bugiardo) e sui nostri Europei. Che, quindi, dovremo guardarci ( e gustarci), ammirando le gesta degli altri. A partire da quelle di Pau Gasol e dei suoi fedeli scudieri in maglia rossa ( a proposito di aspettative, anche eccessive, e di conseguente pressione, Zapatero, facendo il verso al nostro Petrucci, si è lasciato andare ad un “La Spagna è la favorita per l’oro” che potrebbe pesare e non poco sulle robuste spalle dei ragazzi allenati dal nostro Sergio Scariolo), già vittoriosi per 77-68 nella gara d’esordio della seconda fase contro la Germania di “wunderDirk”, contenuto a soli 19 punti, per proseguire con quelle di Parker, Diaw e compagnia, protagonisti di un successo molto sofferto sulla Turchia dell’altra stella NBA, Turkoglu, piegata per 68-64.Nell’altro girone desta una qualche sorpresa la seconda vittoria della Macedonia ( aveva già vinto nella prima fase) sulla più quotata Grecia per 65-63. Tornando a noi, da dove ripartire? O meglio, è giusto proseguire su questa strada? Sul piano della conduzione tecnica, assolutamente sì. Pianigiani, come coach, non si discute anche se allenare una nazionale è cosa ben diversa dal farlo in una squadra di club e il livello di gioco espresso dagli azzurri in Lituania ( a proposito, bell’esordio, quello nella seconda fase, dei padroni di casa, vittoriosi per 100-90 su una Serbia sottotono) è lontano anni luce da quello che ha condotto Siena al dominio incontrastato in Italia ( sia pure nonostante la rivoluzione copernicana nel roster rispetto agli uomini delle ultime stagioni) e alle final four in Eurolega, soprattutto per quel che riguarda gli schemi offensivi, legati agli isolamenti del trio NBA ( a proposito, rinnoveranno la propria disponibilità anche per i prossimi appuntamenti con la maglia azzurra?). Il problema è un altro: su quale futuro possiamo contare? Abbiamo un cast di comprimari all’altezza? Le risposte, noi come Pianigiani, le vorremmo dai club e fa bene il tecnico a invitare le nostre società a puntare e a valorizzare maggiormente il “prodotto nostrano”, dal momento che le nostre squadre sono infarcite di stranieri. Speriamo che l’appello non cada nel vuoto anche se nessuno si fa troppe illusioni. L’unico lascito positivo di quest’Europeo è che i tempo per lavorarci su, ahinoi, non mancherà: in un colpo solo, infatti, abbiamo perso la possibilità di ottenere la qualificazione diretta alla fase finale della prossima rassegna continentale ( si terrà nel 2013) e, quel che è peggio, siamo certi che ci gusteremo da spettatori neutrali anche il torneo olimpico del prossimo anno.Daniele Puppo
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