Altri 900 milioni di euro dalla Bce in arrivo ad Atene. La notizia del raddoppio dei fondi Ela già stanziati la settimana scorsa, la dà l’agenzia Bloomberg, citando fonti vicine al dossier a conferma delle indiscrezioni circolate nelle scorse ore. L’asticella arriva così fino alla quota di quasi 91 miliardi di euro.
Una notizia importante, che arriva nel giorno in cui il parlamento greco è chiamato a votare la seconda tranche di riforme imposte con l’accordo trovato durante l’eurosummit. Nello specifico, Atene dovrà varare modifiche al codice civile che accelerino i processi e l’adozione delle direttive europee sulla risoluzione bancaria.
Una volta approvate le misure, si potranno avviare i negoziati coi i creditori la cui conclusione, secondo il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, arriverà con ogni probabilità a metà agosto.
In Grecia “si stanno compiendo rapidi progressi sull’attuazione delle misure concordate durante l’ultimo euro summit – ha dichiarato Moscovici – governo e parlamento hanno adottato un considerevole pacchetto di riforme, e l’approvazione della scorsa settimana è stata un passo molto importante per ricostruire la fiducia”. In questo senso, il commissario si è detto “fiducioso” che anche il secondo pacchetto oggi all’esame dell’aula “passerà”.
All’ottimismo che arriva dalle istituzioni europee, fa da contrappunto, però, il malcontento e i mal di pancia che da giorni stanno agitando la maggioranza Tsipras. Sempre secondo fonti vicine al premier, e riportate dalla stampa, il leader di Syriza avrebbe attaccato ieri sera gli oppositori del suo partito, accusandoli di “nascondersi dietro la sua firma”.
Fino ad ora sarebbero arrivate solamente “dichiarazioni eroiche, ma nessuna proposta alternativa al dilemma ricattatorio del 12 luglio. Se qualcuno ritiene che il piano alternativo sia quello di Schaeuble – ha aggiunto Tsipras – il sequestro degli stock di banconote della Bce o l’erogazione di cambiali ai pensionati, allora si faccia avanti e lo dica al popolo greco”.
Il riferimento, nemmeno troppo velato, è una replica alle ormai continue bordate che arrivano dell’ex ministro Varoufakis, che alla domanda del premier ‘esiste una alternativa’ ha risposto di si.
Varoufakis pone l’accento sulla pressione psicologica che Atene ha subito da parte dei creditori internazionali: “in quale paese libero si e’ mai sentito di banche chiuse per tre settimane? Io capisco Alexis – ha dichiarato in una intervista l’ex ministro – cosa doveva fare? C’era una alternativa al default, alla resa. Hanno voluto umiliarci e punirci per aver provato a riformare il paese e io mi chiedo: non fa parte anche questo del piano di Schaeuble?”.
Varoufakis, contrario all’accordo di Bruxelles perche “fra un fallimento controllato e prestiti tossici scegliamo i secondi” resta comunque “solidale” con il premier “perchè dopo tutte quelle ore di trattativa chiuso in una stanza a negoziare con tutti, sotto pressione, non c’è dubbio che lui abbia scelto di fare la cosa che pensava essere migliore per il suo Paese. Io però posso dissentire e per questo ho dato
subito le dimissioni”.
E proprio ‘dissenso’ sembra essere diventata la parola d’ordine nel palazzo del governo ellenico: secondo la portavoce di Syriza, Olga Gerovasili, non è da escludere un ‘divorzio’ all’interno dello stesso partito. Una scissione sembrerebbe essere ‘inevitabile’ date le opinioni radicalmente differenti tra Tsipras e decine di altri deputati della stessa parte politica.
Una complicazione non da poco, viste le scadenze che si profilano all’orizzonte di Atene, non ultime le ipotesi di rimpasto e di elezioni anticipate, ipotesi circolate con insistenza negli ultimi giorni.
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