E’ un Berlusconi ferito, amareggiato ma combattivo e pronto a rilanciare politicamente, l’uomo, il leader, che mercoledi 17 settembre alle sei della tarde, dopo giorni di studiato silenzio, parla agli italiani per far sapere di non sentirti affatto piegato nè sconfitto “da una sentenza mostruosa ma non definitiva”. “Continuerò anche da decaduto” fa sapere l’ex premier che chiama alla mobilitazione totale i suoi e l’intero Paese. “ Svegliatevi , aprite gli occhi, reagite, protestate, fatevi sentire. In pericolo –avverte- c’è la liberta di tutti e non solo la mia…” Parole pesanti come macigni contro giudici e sinistra. “Insistono nel togliermi di mezzo attraverso lo strumento della magistratura, ma io sono innocente asssolutamente innocente. Ho fatto bene all’Italia e sono orgoglioso di aver impedito la presa di potere da parte della sinistra ed è per questo che mi perseguitano…” Sono sempre loro sono sempre gli stessi. E’ gente mossa da invidia risentimento odio…”. Con qualche ora di anticipo sulle decisioni che prenderà la commissione parlamentare che dovrà decidere sulla sua decadenza da senatore, Berlusconi, nella consapevolezza di un voto scontato nei numeri ma non nei meandri delle ambiguità della politica e nel ruolo salvifico del voto segreto ha voluto giocare d’anticipo e conferma: “ farò lo stesso politica e guiderò Forza Italia per il rilancio dell centrodestra”. “E’ l’ultima chiamata per democrazia e liberta in pericolo. Non mi ritiro perché dalla mia ho il consenso popolare”. Consapevole che non esistono più margini di trattativa o possibilità di dialogo, “aggredito nel patrimonio” e punito “per reati inesistenti“, il cavaliere sceglie la strada dell’arroccamento e della guerra totale. Quali indicazioni trarre da questo atteggiamento? Sono sostanzialmente due. La prima. Da questo momento, anche nell’ipotesi che l’ex premier possa mantenere lo scranno di senatore, Berlusconi lavorerà ad un unico obiettivo: arrivare quanto prima a nuove elezioni anticipate con o senza riforma del Porcellum. Seconda consenguenza. Malgrado il capo del Pdl abbia, in queste ore, ribadito che i ministri del centrodestra non lasceranno il governo, per il presidente del consiglio Enrico Letta la strada si farà sempre più irta di ostacoli e trappole e con un orizzonte decisamente ristretto e opaco. A questo punto c’è da chiedersi quali saranno i contraccolpi per il quadro politico nel suo complesso e per il Pd in particolare dove il confronto tra le componenti interne si fa sempre più confuso e cattivo nel momento in cui la clamorosa uscita dal Parlamento potrebbe rimettere in pista il vecchio leone di Arcore.
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