Il taglio delle tasse non è “uno slogan”. E l’abbattimento dell’IRES previsto nella legge di bilancio “porta la tassazione italiana per le imprese a livelli più bassi di Francia e Germania”.
Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in un’intervista pubblicata sull’account YouTube del MEF.
“Abbiamo cominciato nel 2014 con il bonus Irpef”, ricostruisce il ministro, “abbiamo continuato con l’abbattimento dell’Irap sul costo del lavoro, abbiamo proseguito con la Tasi sulla prima casa e quest’anno c’è l’abbattimento dell’Ires”. Abbassare le tasse, però, “è molto importante ma non è la sola misura che basta”:
Nella manovra affianchiamo al taglio delle tasse misure di sostegno agli investimenti, alla produttività e all’innovazione.
Proprio l’innovazione, dice Padoan, è “la via maestra per la crescita della produttività”; e “questa manovra sostiene l’attività innovativa delle piccole e medie imprese continuando con le agevolazioni sulle spese per ricerca e sviluppo”.
Il testo della legge di bilancio è stato scritto “nel rispetto delle regole europee”, ha detto Padoan: “In più, abbiamo esteso il deficit dopo aver chiesto e ottenuto il permesso in Parlamento per far fronte a spese dovute a circostanze eccezionali, in particolare la ricostruzione dopo i terremoti e il sostegno delle spese per affrontare il grande e crescente flusso di migranti che arrivano nel nostro Paese perché vogliono entrare in Europa”. Ma da Bratislava, dov’è intervenuto alla conferenza sull’economia europea, ha corretto il tiro: “Certamente le regole vanno rispettate, ma a volte le regole sono chiaramente disegnate male”. E ancora: “Se vogliamo fare progressi, ammettiamo che alcune regole potrebbero essere migliorate”.
Oltre al rispetto delle norme comunitarie, alla disciplina di bilancio e alla solidità finanziaria, secondo Padoan, le istituzioni UE dovrebbero considerare “le buone politiche” che promuovono “la crescita e l’occupazione”.
Da Bruxelles, intanto, la Commissione UE ha fatto sapere di aver “ricevuto le lettere” inviate dall’Italia e da altri quattro Stati che avevano ricevuto richieste di chiarimenti sui rispettivi documenti programmatici di bilancio. La portavoce ha riferito che “la valutazione continua, per questi Stati membri così come per gli altri”, e quindi si è astenuta da commenti. Ma ha ricordato che per il parere dell’esecutivo comunitario c’è tempo fino a fine novembre.
Continua, intanto, lo scontro a distanza fra Italia e Ungheria sull’accoglienza ai migranti. Ad aprire la querelle era stato il premier Matteo Renzi, quando ha annunciato che l’Italia è pronta a mettere il veto sul bilancio europeo se altri Stati continueranno a non rispettare gli impegni presi a Bruxelles su quote di accoglienza e meccanismi di ridistribuzione.
Stati come la Slovacchia o appunto l’Ungheria, che si è sentita chiamata direttamente in causa. E così ieri Peter Szijjarto, il ministro degli Esteri di Budapest, ha riflesso le accuse al mittente: sarebbe Roma a non rispettare i regolamenti UE. Il suo collega italiano Paolo Gentiloni gli ha risposto invitando lui e il suo governo a non dare “lezioni”.
Oggi sulla questione è intervenuto il premier ungherese Viktor Orban, che ha definito “intollerabile” etichettare il suo paese come “non solidale”: “L’Ungheria è solidale con gli altri”, afferma il premier, “perché, spendendo molto per la difesa dei confini, sta difendendo la sicurezza anche dei paesi oltre i suoi confini”.
“La politica interna italiana è un terreno difficile”, dice Orban nell’intervista settimanale alla radio pubblica MR. “L’Italia ha difficoltà di bilancio con un deficit che aumenta, mentre stanno arrivando in massa i migranti, con spese ingenti”. Il premier Renzi, chiosa il suo collega ungherese, “ha tutte le ragioni di essere nervoso”.
Ma Palazzo Chigi non ci sta: “Il presidente Orban ha una visione dell’Italia non puntuale”, ha detto Renzi in un’intervista a Radio Radicale. “In altri termini non è vero che il deficit aumenta, non è vero che l’Italia è in difficoltà o che c’è nervosismo”. E il capo del governo italiano ripete quanto ha detto giorni fa: “O l’Europa, e questo vale anche per l’Ungheria, prende atto dei documenti che la stessa Europa ha firmato e si fa carico dei migranti”, o “c’è una bella novità: l’Italia metterà il veto su qualsiasi bilancio che non contempli pari oneri e onori”.
“L’Italia ogni anno dà 20 miliardi all’Europa e ne recupera 12”, continua il premier. “Deve essere chiaro che l’Italia non è più un salvadanaio da cui andare a prendere soldi”.
F.M.R.
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