Tutta Italia vota contro il sistema della vecchia politica e se si fa eccezione per Milano dove al ballottaggio del 19 giugno si daranno battaglia Giuseppe Sala per il centrosinistra e Stefano Parisi per il centro destra, per la guida delle città più importanti il 62% degli italiani che ha votato ha deciso di scegliere uomini alternativi. Alle amministrative perdono terreno tutti i partiti tradizionali, gli eredi del bipolarismo, e avanza il Movimento 5 stelle.
L’unico sindaco di una città metropolitana riconfermato già al primo turno è Massimo Zedda, primo cittadino uscente di Cagliari: sostenuto dalla coalizione PD-SEL, ha ottenuto il 50,9%. Ma il centrosinistra non riesce a confermare nessun altro dei suoi candidati considerati più forti. A Torino Piero Fassino ha il 41,9%, seguito dalla pentastellata Chiara Appendino con il 31%; a Bologna Virginio Merola si ferma al 39,6%, e affronterà la leghista Lucia Borgonzoni, che ha ottenuto il 22,2%.
Grillo: “Un risultato storico, ora cambiamo tutto!”. A Roma il M5S vince per distacco: Virginia Raggi ha il 35,5% delle preferenze. Al ballottaggio contro Roberto Giachetti ha i favori del pronostico: il candidato di centrosinistra, con il 20,7%, ha superato di quattro punti Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia e Lega). Affonda invece Alfio Marchini: nonostante il sostegno di Forza Italia, si è fermato al 10,9%. Nel 2013, quando era sceso in campo alla testa di una lista civica, aveva ottenuto il PERCENTUALE. Fra i partiti, nella Capitale il PD ha perso nove punti (17,2% contro il 26,3% del 2013), ma dopo il caso-Marino la segreteria dem – nello specifico la vicesegretaria Deborah Serracchiani – usa la parola “miracolo”. Forza Italia ha fatto ancora peggio: in due anni, dalle europee 2014, è scesa dal 13,5% al 4,2%.
“Non è una debacle ma non ci basta perché vogliamo di più. Io non sono soddisfatto, questo ci porterà a fare un ballottaggio il più forte possibile: occhio ai numeri perché nella stragrande maggioranza delle città i nostri candidati sono sopra il 40%. Il Pd ha problemi che deve affrontare e ci impegneremo per affrontarli”, ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa al Pd.
Renzi: “Giachetti a Roma ha fatto un mezzo miracolo”. A Roma “Giachetti ha fatto un mezzo miracolo, onore al merito, è stata una campagna molto molto difficile e ora c’è, è in campo. Se la giocherà al ballottaggio”, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi in conferenza stampa al Pd.
A Milano Giuseppe Sala, del centrosinistra, supera al fotofinish il rivale di centrodestra Stefano Parisi. Alla vigilia del voto Sala, ex commissario di Expo 2015, sembrava destinato a imporsi con un margine di cinque o sei punti. Invece ha preso il 41,7%, contro il 40,8% del rivale: appena cinquemila voti di differenza. Milano fa eccezione alla tendenza nazionale che vede i movimenti antisistema in netta ascesa: qui il pentastellato Gianluca Corrado ha ottenuto solo il 10%.
Prova deludente anche per il centrodestra. Matteo Salvini parla addirittura di “suicidio di Forza Italia” riferendosi alla sconfitta di Marchini.“Mi spiace davvero, di cuore, per la Meloni. Ma lì purtroppo Berlusconi ha sbagliato, guardando al passato” ha detto il leader leghista, commentando anche il risultato ottenuto dai grillini: “il risultato dei 5 Stelle merita rispetto e andrà analizzato perché loro sono anti-sistema e contro la cricca europea”, ha affermato Salvini ai microfoni di Radio Padania.
Il Movimento fatica anche a Napoli, ma qui molti elettori delusi dai partiti tradizionali hanno votato per il sindaco uscente Luigi De Magistris, che ha ottenuto il 42,5%. Andrà al ballottaggio con Gianni Lettieri (FI-Lega), che ha preso il 24%, superando la candidata PD Valeria Valente ferma al 21,3%. E per Renzi il risultato peggiore si è riscontrato proprio qui: “Il risultato peggiore del Pd è a Napoli, dove il Pd non riesce ad esprimersi al meglio. Napoli è città meravigliosa ma è un baco per il Pd”. Per il futuro, ha aggiunto il premier, si dovrà pensare ad “una soluzione commissariale molto forte”.
Che il corpo elettorale sia insoddisfatto lo conferma anche il dato sull’affluenza alle urne: è andato a votare solo il 62,14% degli aventi diritto, più di cinque punti meno dell’appuntamento precedente, quando i votanti erano stati il 67,42%.
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