A dispetto di chi lo aveva dato per spacciato negli ultimi giorni, Joseph Blatter ce l’ha fatta. Il colonnello svizzero è stato rieletto per la quinta volta di fila alla presidenza della FIFA.
A nulla sono valsi gli anatemi del presidente UEFA Michel Platini e di campioni come Maradona, Figo e Romario: il congresso mondiale della FIFA doveva celebrare il trionfo di Blatter, e trionfo è stato.
Nei prossimi quattro anni, però – tanto dura il mandato di presidente FIFA – il padrone del calcio mondiale dovrà affrontare sfide di portata mai vista, a cominciare dall’inchiesta dell’FBI che ha decimato i suoi collaboratori, accusati di aver costruito un sistema di corruttele su vasta scala in cambio dell’organizzazione dei prossimi due mondiali, e probabilmente anche dei due precedenti.
Blatter ha vinto per abbandono del campo il ballottaggio con lo sfidante, il principe giordano Ali bin al-Hussein. Il numero uno della federcalcio di Amman, che rimane vicepresidente FIFA in rappresentanza delle federazioni dell’Asia, si è ritirato dalla competizione dopo aver constatato la sproporzione evidente tra i numeri dei suoi sostenitori e di quelli di Blatter.
La prima votazione si è infatti chiusa 133 a 73 per il presidente uscente. Appena sette voti meno del quorum, che solo per la prima tornata coincideva con i due terzi dei voti espressi; ma più che sufficienti per rendere scontato l’esito della seconda consultazione, in occasione della quale il quorum si sarebbe abbassato al 50% più uno dei votanti.
A Zurigo, insomma, il copione del Blatter day è stato rispettato, anche se non sono mancate le sorprese. Eludendo i controlli della sicurezza, due attivisti palestinesi, che stavano partecipando a una manifestazione di fronte all’Hallenstadion per chiedere la sospensione di Israele dalla federazione internazionale, sono riusciti a entrare nell’aula del congresso e sventolare cartellini rossi ai delegati dello stato ebraico.
La proposta di sospensione, in realtà, era stata già avanzata in via ufficiale dalla federcalcio dell’ANP, ma la scorsa settimana Blatter era volato a Gerusalemme e Ramallah per mediare fra le parti, riuscendo a spuntare un compromesso. In aula, la delegazione palestinese lo ha riconosciuto e ha rinunciato alla sua richiesta, che avrebbe comunque avuto ben poche speranze di venire approvata.
Il blitz degli attivisti insomma, se da una parte è stato cavalcato da federazione e governo di Tel Aviv per dichiararsi vittima di un tentativo “di colpire la legittimità dello stato di Israele e del suo calcio”, d’altra parte è tornato utile al colonnello per presentarsi come arbitro super partes e garante della legalità nel mondo del pallone.
Dopo una mattinata di formalità interrotte intorno alle 13 da un allarme bomba, per fortuna infondato, i lavori del congresso sono ricominciati con il discorso finale dei due candidati alla presidenza.
“Il futuro sta nella trasparenza”, ha affermato lo sfidante, il principe Ali. “Dobbiamo dimostrare che vogliamo riconquistare il rispetto del mondo”.
“La Fifa ha bisogno di un leader forte, esperto, carismatico”, ha ribattuto Blatter. Nel suo intervento, salutato da tanti applausi e nessun fischio, il presidente ha promesso di “garantire una Fifa più forte, solida, fuori dalla crisi, che sappia guardare sempre più lontano”. La FIFA del futuro è “una FIFA che emerga dalla tempesta, una FIFA che abbia abbastanza difese per non aver bisogno degli interventi politici”. E poi: “Bisogna proteggere la Coppa del Mondo, che è la gallina delle uova d’oro, e proteggere la nostra casa non solo dalla corruzione ma anche dal razzismo, dalle combine, dal doping e dalla violenza”.
F.M.R.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy