Dopo le capitalizzazioni bruciate nelle ultime sedute, le borse del Vecchio Continente si sono aperte con il segno più. Milano, nello specifico, fa registrare un interessante +4,3%. Un segnale in controtendenza il cui rilevo è ancor maggiore se si considera che il traino arriva proprio dai titoli bancari.
In mattinata, infatti, a far segnare importanti segni versi sono stati Unicredit (+9%), Intesa (+8%), Banco Popolare (+6%), Bpm (+5,8%) e Ubi (+5,03%). Bene anche Exor (+8%), Fca (+4,49%) e Ferrari (+3,52%). In calo anche lo spread tra Btp e Bund, che scende ora a 135 punti con un rendimento del titolo decennale italiano all’1,59.
In risalita anche tutte le piazze, da Madrid (+2,4%) ad Atene (+1,92%), Parigi (+1,78%), Francoforte (+1,53%) e Londra (+0,97%).
Positivi anche i futures Usa in attesa che Janet Yellen, il numero uno della Fed, riferisca oggi sui dati dei mutui settimanali e sul deficit pubblico mensile.
Le aspettative sull’audizione al senato Usa di Yellen sono tutte incentrate sull’esigenza di capire meglio quali saranno le prossime mosse di politica monetaria che si intenderà seguire nei prossimi mesi anche alla luce di un ridimensionamento generale al ribasso delle aspettative sulla crescita finanziaria globale. Solo la scorsa settimana, il presidente della Fed di New York, William Dudley, ha lasciato intendere che la linea per il futuro sarà dettata da maggiore prudenza. Una correzione sulla rotta che arriva in un periodo di instabilità generale di tutti i mercati finanziari mondiali e che si muovono all’insegna della più ampia volatilità.
Per questa ragione, e anche alla luce dei ripetuti rossi segnati sui mercati asiatici, si attende l’intervento del numero uno della Federal Reserve per capire quanto sarà incisivo un eventuale intervento della banca centrale e delle altre autorità volto a restituire fiducia a tutto il sistema finanziario.
Intanto è di questa mattina la decisione della commissione Europea di estendere di un altro anno l’entrata in vigore della direttiva Mifid II, che regola il mercato dei servizi finanziari. La scelta di Bruxelles è stata fatta al fine di “tenere in considerazione le sfide tecniche eccezionali che devono affrontare regolatori e partecipanti al mercato”.
Questa direttiva era stata concepita per limitare la speculazione e fare maggiore chiarezza in quei settori ad alto rischio come i derivati e l’ ‘high frequency trading’ basato su algoritmi. Lo scopo era quello di restituire fiducia in un sistema che ha causato pesanti impatti sugli investitori.
In particolare, la norma impone che il trading venga fatto su piattaforme regolate, trasparenti e capaci di garantire supervisione nei mercati, introduce prescrizioni nuove per l’high frequency trading, e punta a regolare la questione della volatilità dei prezzi delle materie prime sul mercato dei derivati.
Tutti sistemi che, messi in fila, puntano a generare una sensazione di nuova sicurezza per chi vuole gestire i propri fondi in un mercato, quello dell’azionario puro, che mai come in questo periodo risente della minima oscillazione, causando ribassi – o rialzi – vertiginosi.
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