Rimbalzano le borse del Vecchio Continente. Le parole di Mario Draghi, a Bruxelles, hanno rincuorato i mercati e, insieme con i segni ‘più’ dei mercati asiatici, hanno fatto registrare chiusure in territorio positivo anche per le piazze europee. Milano è salita del 3,19%; Londra del 2, Francoforte del 2,67% e Parigi del 3.
L’effetto positivo nasce, per lo più, dalle posizioni espresse dal numero uno dell’eurotower nel suo intervento al parlamento europeo. Draghi ha infatti escluso che verrà richiesta una nuova patrimonializzazione delle banche, che non ci sarà una Basilea 4 e, qualora fosse necessario, a marzo si potrebbe intervenire sul mercato. La politica monetaria di Francoforte “è stata accomodante, è accomodante e resterà accomodante per un lungo periodo di tempo”.
La Bce, però, torna a chiedere interventi reali da parte dei governi.
“Circa metà della ripresa degli ultimi due anni – ha affermato – può essere attribuita alle scelte della Bce: anzi, negli ultimi quattro la nostra è stata l’unica politica di stimolo” nell’area euro. Stimoli che, da soli, non bastano a stabilizzare la ripresa, tanto da far diventare sempre più chiaro il fatto che “le politiche di bilancio dovrebbero sostenere la ripresa tramite investimenti pubblici e una tassazione più bassa”, mentre il rispetto delle regole del patto di stabilità e di crescita resta “essenziale per mantenere la fiducia nell’architettura di bilancio”. Draghi non ha mancato di chiedere anche riforme e nuove politiche strutturali, che puntino a migliorare il contesto per imprese, investimenti e creazione di lavoro. “L’euro ha un futuro ma dobbiamo lavorarci. Dovremmo approfittare di queste opportunità per rafforzare la nostra integrazione monetaria proprio adesso”, ha aggiunto ancora.
Per quanto riguarda, invece, i non performing loans – i crediti deteriorati che aggravano “un sottoinsieme di banche con elevati livelli di npl” Draghi ha ricordato che la vigilanza della BCE sta lavorando con le autorità dei Paesi membri al fine di garantire una azione che venga completata “con le necessarie misure nazionali”. Smentite invece le ipotesi che volevano l’avvio di un dialogo con l’Italia sul tema delle sofferenze bancarie: “Non c’è alcun favoritismo e nessun colloquio segreto” né tantomeno “un negoziato con l’Italia sull’acquisto di sofferenze”. Anzi, il numero uno della Bce ha ribadito con forza che “non compriamo assolutamente niente”.
Le parole di Draghi arrivano in un momento di discussione, nel governo, sulla manovra correttiva ai conti pubblici. Indiscrezioni parlano di “piccoli aggiustamenti” che rendono “prematuro parlare di una nuova manovra economica”.
Indiscrezioni di stampa hanno raccontato di un aggiustamento tra i 2 e i 4 miliardi di euro, per bilanciare “lo scostamento alle previsioni fatte nel Def” uno scenario che il Messaggero ritiene “tutt’altro che campato in aria”.
E nel mirino ci sarebbero sanità e pubblica amministrazione, per bilanciare i conti dello Stato.
“E’ bene chiarire – scrive ancora il quotidiano romano – che al momento un dossier denominato ‘Manovra correttiva’ non esiste al ministero dell’Economia. Ma, nel caso, si escludono seccamente nuove tasse. Tanto più che il premier Renzi vuole realizzare un programma di tagli tributari che vale 34 miliardi di euro”.
Va anche detto, però, che a fronte di queste buone intenzioni il debito pubblico italiano è andato aumentando, e si è attestato a 2.169 miliardi, +33.8 miliardi di euro, stando ai dati del supplemento statistico della Banca d’Italia sul costo della PA nel 2015. Il debito registrato a dicembre scorso è in calo rispetto al mese subito precedente, tuttavia il risultato finale non incoraggia: l’anno scorso l’incremento del debito pubblico è stato inferiore al fabbisogno delle amministrazioni. Le entrate tributarie, però, avevano registrato un aumento del 6,4% rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente.
Un dato che potrebbe ridimensionare l’idea di piccola correzione che girerebbe nei corridoi di via XX Settembre.
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