busta 2016
Milano tocca i minimi da settembre 2013. In poco più di trenta giorni, Piazza Affari ha lasciato sul terreno oltre il 18 per cento, trascinata verso il basso per lo più da titoli bancari. Solo nella giornata di oggi, l’indice Ftse Mib ha ceduto il 2,85% al termine di una seduta durante la quale le perdite avevano superato anche il 4 per cento.
Proprio i bancari hanno continuato ad accusare i colpi: molti dei titoli degli istituti di credito sono stati congelati più volte per eccesso di ribasso. Malissimo Banco Popolare (-10,02%), preceduto di poco da Ubi (-8,99%), Bper (-8,29%), Mps (-6,67%), Unicredit (-5,93%), Bpm (-5,71%) e Intesa (-5,25%). Calano anche Carige (-7,27%), e Popolare Sondrio (-4,31%). Stabile lo spread BTp-Bund a 118 punti base, con il rendimento del decennale italiano però in discesa all’1,47%. Giù gli altri listini del vecchio continente, con Francoforte a -1,53%, Parigi a -1,33% e Londra a -1,43%. Chiusura in pesante rosso di Tokyo (-3,15%) e inversione di tendenza di Wall Street, che dopo un avvio in positivo ha perduto terreno.
Proprio per quanto riguarda gli Usa, da registrare l’impatto dei dati macroeconomici, la tensione sul petrolio e il rafforzamento dell’euro sul dollaro.
I livelli di molti titoli sono al di sotto dei rispettivi book value e la sensazione è che il mercato stia anticipando un certo effetto recessivo sull’economia globale, tanto che alcuni analisti non escludono che la Fed decida di non rialzare più il costo del denaro per tutto il 2016.
Timori che, a modo loro, ricordano gli stessi che stanno, insieme con l’eccesso di produzione, a condizionando ancora il prezzo del greggio, che ieri è sceso di nuovo sotto la soglia dei 30 dollari al barile ma la cui ripresa non ha eliminato le incertezze degli investitori di oltreoceano.
Si teme infatti che le scorte negli Usa continuino ad aumentare, aggravando la sovrasaturazione del mercato – oltre a generare problemi interni al Paese legati allo stoccaggio fisico delle scorte – e aumentando i dubbi sulla capacita dei paesi Opec e non Opec di arrivare a un accordo sulla riduzione della produzione.
“Con bond bancari a picco, molte banche ai minimi di capitalizzazione e CDS che arrivano anche fino a 550 in alcuni casi, non capire che serve nettezza e decisionismo è grave”, ha dichiarato Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, conversando con i cronisti in Transatlantico.
“Siamo sotto attacco sulle debolezze del sistema – ha aggiunto – nonostante la solidità delle nostre banche. Serve una ferma e immediata reazione”.
Critico verso palazzo Chigi il forzista Osvaldo Napoli: “Sarà bene – ha dichiarato – che il governo si attrezzi con argomentazioni serie e meno polemiche con i partner europei se vuole togliere l’affanno al sistema del credito”.
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