Un referendum per dare vita alla Padania e una nuova grande manifestazione in primavera, ”come quella sul Po”. Dal palco sul Canal Grande a Venezia, Umberto Bossi punta di nuovo alla secessione per ricompattare e rilanciare la Lega Nord dopo l’approvazione della manovra e la pubblicazione delle intercettazioni del premier. Il senatur e’ chiamato a chiudere la tre giorni della ‘Festa dei popoli padani’, una delle manifestazioni piu’ sentite in casa leghista: il suo intervento e’ atteso soprattutto per valutare il destino dell’esecutivo ma il leader del Carroccio non fa nessun accenno alla tenuta del governo.
Ed evita riferimenti anche alle vicende interne del partito, prendendosela soltanto con i giornalisti ”bugiardi che inventano tutto” (”dei grandissimi stronzi”, urla dal palco, ricordando l’articolo di Panorama sull’influenza di sua moglie nel partito). Dalle calli della laguna veneziana, arriva cosi’ l’invito a tener duro ma con la promessa che il progetto ‘Padania’ va avanti: ”Bisogna trovare una via democratica, forse referendaria, perche’ un popolo importante e lavoratore come il nostro, non puo’ essere costretto a continuare a mantenere l’Italia”, spiega ricorrendo ai toni della ‘Lega delle origini’. Parole che la folla accoglie con entusiasmo: ”Secessione, secessione”, e’ l’urlo che interrompe piu’ volte il discorso di Bossi. Di fondo, nelle parole del ministro c’e’ anche la consapevolezza che il momento e’ difficile per tutta la maggioranza: la situazione va affrontata con prudenza. Cosi’ Bossi torna torna a parlare della manovra ”imposta dall’Europa”: ”Abbiamo salvato noi della Lega le pensioni – dice – Se non c’eravamo noi non so come finiva. Ma l’abbiamo spuntata”. Ricorda che ”abbiamo portato a casa il federalismo fiscale – aggiunge – Non e’ ancora ottenere la liberta’ ma non vogliamo fermarci a meta’ strada”. Ma le preoccupazione non sono finite. La prossima settimana alla Camera si vota la richiesta di arresto di Marco Milanese: martedi’, la Lega si riunira’ alla Camera per decidere che fare e se lasciare liberta’ di coscienza. Il caso potrebbe mettere in serie difficolta’ l’esecutivo e, secondo qualche voce interna al partito, rendere insanabili le frizioni tra ‘maroniani’ e ‘cerchisti’. Ma in merito al caso Bossi preferisce lavare i panni sporchi in famiglia, sia che si tratti di partito che di governo. Cosi’ dal palco si rivolge soltanto ai militanti, deludendo le attese di chi osserva con apprensione il Carroccio per capire quale sara’ il futuro della legislatura. Bossi torna ad agitare il vessillo della secessione, ma non sembra avere la determinazione di un tempo. Come detto sul Monviso, ”bisogna andare incontro alla storia”. Percio’ ipotizza di ricorrere alla via referendaria e avvisa: ”Fate bene i conti, ci sono milioni di persone pronte a lottare per la propria liberta”’. ”I popoli hanno diritto alla propria liberta’ – prosegue – Abbiamo diritto alla nostra liberta’ e se fosse necessario abbiamo la forza per ottenerla”. Un concetto sul quale torna anche Roberto Calderoli: ”Per 150 anni hanno provato a rendere il Nord come il Regno delle Due Sicilie, ora proviamo a fare il contrario, a ‘padanizzare’ il Paese”. ”Ci vuole tempo – avvisa – ma c’e’ un modello: e’ quello padano. Se non si vuole fare cosi’, allora andremo per conto nostro”. E’ ancora lo stesso ministro a fare un riferimento alle questioni di governo: ”Andiamo avanti sino alla fine” della legislatura, dice. Gli fa eco, con toni diversi, anche Maroni: stare al governo ”e’ difficile” ma ”andiamo avanti sino a quando decide Bossi”. Il responsabile dell’Interno sottolinea pero’ anche che la Lega non e’ invischiata negli scandali di ”case prese in affitto, intercettazioni, eccetera. Sono cose – spiega – che non ci riguardano”. La chiusura del festa la fa Bossi: ”La prossima volta ci vedremo in posti bellissimi”, urla dal palco dando appuntamento ai militanti leghisti ”in primavera, quando ci sara’ la prossima manifestazione come quella sul Po”. Ma intanto la partita decisiva la Lega se la dovra’ giocare a Roma.
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