La proposta di Theresa May è “un primo passo, ma non è sufficiente”. Lo ha detto stamattina il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, entrando al vertice di Bruxelles.
Ieri sono stati resi noti i primi dettagli del piano britannico sui diritti dei cittadini UE nelle trattative sulla Brexit. Secondo le indiscrezioni, Londra vorrebbe concedere la piena residenza ai cittadini dei 27 che vivono nel Regno Unito da più di cinque anni. Lo stesso trattamento spetterebbe, allo scoccare del quinto anno, a chi non ha ancora cinque anni di residenza nel Regno, ma si è trasferito prima di una certa data ancora da stabilire.
Il piano completo sarà presentato lunedì, quando le trattative entreranno nel vivo. Ieri lo aveva annunciato il ministro per la Brexit David Davis, oggi lo ha confermato la stessa May da Bruxelles. L’incontro della prossima settimana è preliminare, serve cioè a gettare le basi dove si costruiranno i negoziati dal 17 luglio in poi, ammesso – com’è probabile, ma ancora non sicuro – che il secondo governo May ottenga la fiducia di Westminster.
Ciononostante, la premier a Bruxelles ha ostentato sorrisi smaglianti e ottimismo. La sua offerta è “molto equa e molto seria”, ha detto stamattina: “Vogliamo rassicurare i cittadini Ue che hanno stabilito la loro casa e la loro vita in Gran Bretagna, nessuno dovrà andarsene, potranno restare e continuare a farlo”. In cambio, però, Londra vorrebbe “la stessa certezza anche per i cittadini britannici che vivono nella UE”.
In realtà, come ha dimostrato l’uscita di Juncker, le posizioni di Londra e Bruxelles divergono su molti punti. Ad esempio, il governo britannico vorrebbe strappare all’Unione la competenza esclusiva sui diritti dei cittadini dei 27 residenti sul suo territorio, dal momento del divorzio in poi. Se la ottenesse, questi non potrebbero più fare ricorso alla Corte di giustizia europea.
La posizione della May non ha per ora una sponda importante a Bruxelles. Oltre a Juncker è stata fredda anche la cancelliera federale tedesca Angela Merkel, che le ha ricordato come il vertice di Bruxelles “non è un summit per discutere dei negoziati su Brexit”. C’è chi ha ammesso di “odiare la Brexit sotto tutti i punti di vista”, come il premier olandese Mark Rutte, e chi ammette – citando un simbolo dell’Inghilterra come John Lennon – di “sognare” che Londra e Bruxelles facciano retromarcia e imbocchino la via della riconciliazione.
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