Londra ha deciso: il B-Day sarà il 29 marzo. In quella data, si legge in un comunicato ufficiale di Downing Street, la premier Theresa May invocherà l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona, primo atto della procedura della Brexit.
Secondo il trattato di Lisbona, la UE e lo Stato che ne vuole uscire hanno a disposizione due anni per negoziare i termini del divorzio. Questo vuol dire che dal 29 marzo 2019 il Regno Unito non farà più parte dell’Unione europea.
In realtà, ci potrebbe volere più tempo: a patto che lo facciano di comune accordo, Londra e Bruxelles possono allungare i tempi delle trattative, e secondo molti commentatori questo potrebbe essere inevitabile. Due anni potrebbero bastare a malapena per concordare i termini del recesso dall’Unione, una situazione giuridica che non ha precedenti. Poi bisognerebbe definire i nuovi rapporti fra la UE e il Regno. E visto che le competenze dell’Unione sono sterminate, per articolare i nuovi accordi – in campo militare, commerciale, economico, culturale eccetera – potrebbero servire anche diversi anni. Nel frattempo, gli esperti ritengono probabile che UE e UK mettano a punto un accordo di transizione secondo cui i rapporti si manterranno in sostanza invariati fino all’entrata in vigore delle nuove intese.
La premier May aveva annunciato già a ottobre scorso che avrebbe invocato l’Articolo 50 entro la fine di marzo 2017. Nel frattempo la decisione è passata per Westminster, e ha ricevuto l’ultimo via libera dalla regina Elisabetta lo scorso 16 marzo.
Intanto sulla Brexit si è inserita anche la questione del secondo referendum per l’indipendenza della Scozia. La scorsa settimana la First Minister di Edimburgo, Nicola Sturgeon, ha proposto di votare per l’indipendenza prima che la Brexit trascini la Scozia fuori dalla UE contro la volontà dei cittadini (al referendum di giugno 2016 il 63% degli scozzesi aveva votato Remain). Dopo il secco rifiuto della May, la Sturgeon si è detta disponibile a rinviare il referendum dall’autunno 2018 ai primi mesi del 2019. Ma sulla questione si prospetta un braccio di ferro lungo e faticoso. Sarà la prima sfida di due anni densi di difficoltà per il Regno. E non è nemmeno detto che alla fine della trattativa si possa ancora dire Unito.
F.M.R.
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