Matteo Renzi nelle vesti di insegnante: in un video, su youtube, alla lavagna segna i punti salienti del suo ddl di riforma della scuola. La Buona Scuola che “mette al centro lo studente con i suoi sogni e i suoi bisogni, il suo desiderio profondo di essere innanzitutto un cittadino”, come ha specificato il presidente del Consiglio subito dopo l’approvazione, il 12 marzo scorso, del Ddl di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione. Ma che fino ad oggi non ha fatto che provocare dissapori, culminati con lo sciopero nazionale del settore, il 5 maggio scorso, che ha registrato un’adesione di circa l’80% dei diretti interessati: docenti, studenti e sindacati di categoria.
Ma il Ddl di Renzi continua ad essere sotto i riflettori, sia per i lavori in corso a Montecitorio – il vito finale al ddl di riforma è slittato al 20 maggio -, sia per la duplice iniziativa del Presidente del Consiglio per convincere le categorie interessate e allo stesso tempo aprire a un confronto più sereno che possa risolvere i punti di maggior contrasto. Matteo Renzi lo ha fatto con un video, prima, e con una lettera, poi.
Nei panni di professore davanti alla lavagna e con il gessetto in mano il premier ha scritto, evidenziandoli con colori diversi, i punti salienti della riforma, partendo dall’alternanza scuola-lavoro e proseguendo con la cultura umanista e con “più soldi agli insegnanti”. Per Renzi è “un dato di fatto oggettivo”. Terminata la parte esplicativa, il deus ex machina della riforma ha poi criticato duramente le iniziative di protesta adottate dai sindacati degli insegnati, addebitando “parte della responsabilità” della perdita di autorevolezza degli insegnanti appunto al “fatto oggettivo” della tipologia di proteste.
“Quando si chiede ai ragazzi – ha detto – di boicottare le prove Invalsi e si minaccia il blocco degli scrutini non si sta facendo un servizio alla scuola e non si sta facendo un servizio a quei ragazzi”. E ancora: “Io sono contento del fatto che finalmente la scuola sia al centro della discussione. Certo – ha aggiunto il premier – non apprezzo alcuni toni o polemiche, il boicottagio di chi non vuole far partecipare i ragazzi all’Invalsi… Ma il fatto che la scuola sia al centro della discussione è positivo”. Questo per il video caricato su Youtube, girato in una delle stanze di Palazzo Chigi. Poi a seguire la lettera agli insegnanti italiani, che il premier aveva peraltro annunciato nelle settimane scorse:
“Gentilissime e gentilissimi insegnanti, oggi per la prima volta dopo undici trimestri il Pil italiano torna a crescere. E’ un risultato di cui dovremmo essere felici, dopo anni di recessione. Ma personalmente credo non basti questo dato: l’unica strada per riportare l’Italia a crescere è investire sulla scuola, sulla cultura, sull’educazione. Non ci basta una percentuale del Pil, ci serve restituire prestigio e rispetto alla scuola”.
“Stiamo provando a farlo – ha proseguito – ma purtroppo le polemiche, le tensioni, gli scontri verbali sembrano più forti del merito delle cose che proponiamo di cambiare. Utilizzo questa email allora per arrivare a ciascuno di voi e rendere ragione della nostra speranza: vogliamo restituire centralità all’educazione e prestigio sociale all’educatore. Vogliamo che il posto dove studiano i nostri figli sia quello trattato con più cura da chi governa. Vogliamo smetterla con i tagli per investire più risorse sulla scuola. In una parola, vogliamo cambiare rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. Dopo anni di tagli si mettono più soldi sulla scuola pubblica italiana”.
“L’Italia – ha sottolineato – non sarà mai una superpotenza demografica o militare. Ma è già una potenza superculturale. Che può e deve fare sempre meglio. Per questo stiamo lavorando sulla cultura, sulla Rai, sul sistema universitario e della ricerca, sull’innovazione tecnologica. Ma la scuola è il punto di partenza di tutto. Ecco perchè crediamo nel disegno di legge che abbiamo presentato e vogliamo discuterne il merito con ognuno di voi. Intendiamoci. Non pensiamo di avere la verità in tasca – assicura Renzi – e questa proposta non è ‘prendere o lasciare’. Siamo pronti a confrontarci. La Buona Scuola non la inventa il Governo: la buona scuola c’è già. Siete voi. O meglio: siete molti tra voi, non tutti voi. Il nostro compito non è fare l’ennesima riforma, ma metterci più soldi, spenderli meglio e garantire la qualità educativa”.
Il premier è passato quindi ad elencare punto per punto il progetto della Buona Scuola:
I. “Assumiamo oltre centomila precari. Ovviamente chi non rientra nell’elenco si lamenta, quelli del TFA non condividono l’inclusione degli idonei del 2012, quelli della GAE chiedono di capire i tempi, quelli del PAS fanno sentire la propria voce. Tutto legittimo e comprensibile. Ma dopo anni di precariato, questa è la più grande assunzione mai fatta da un Governo della Repubblica. E non è vero che ce l’ha imposta la Corte di Giustizia: basta leggere quella sentenza per capire che la Corte non ci ha certo imposto questo.
II. Bandiamo un concorso per altri 60 mila posti il prossimo anno. Messa la parola fine alle graduatorie a esaurimento si entra nella scuola per concorso. Ma i concorsi vanno fatti, non solo promessi. Altrimenti si riparte da capo.
III. Mettiamo circa quattro miliardi sull’edilizia scolastica. Ancora non sono sufficienti a fare tutto, ma sono un bel passo in avanti, grazie anche all’operazione Mutui BEI che vale circa 940 milioni di euro. Costruire una Buona Scuola passa anche dai controsoffitti e dagli infissi, non solo dalle previsioni normative. E’ il più grande investimento in edilizia scolastica mai fatto da un Governo della Repubblica.
IV. Diamo più soldi agli insegnanti. Ci sono 40 milioni di euro per la vostra formazione. A questi si devono aggiungere 500 euro netti a testa per la Carta del Professore: musica, libri, teatro, corsi per pagare ciò che ritenete utile per aiutarvi nella vostra crescita culturale. E ci sono 200 milioni di euro per il merito. Possiamo discutere sui criteri con cui applicare il merito, ma questi soldi non possono essere dati in parti uguali a tutti.
V. Attuiamo l’autonomia. Dopo anni di ritardi completiamo il disegno dell’autonomia attribuendo libertà educativa e progettuale alle singole scuole e impedendo alle circolari ministeriali di governare in modo centralistico gli istituti. Si rafforzano responsabilità (e conseguenti valutazioni) del dirigente scolastico che non è certo uno sceriffo ma un primus inter pares dentro la comunità educativa.
VI. Realizziamo la vera alternanza scuola-lavoro. Abbiamo il 44% di disoccupazione giovanile e un preoccupante tasso di dispersione scolastica. Segno evidente che le cose non funzionano. Replichiamo le esperienze di quei Paesi come Germania, Austria e Svizzera che già sono presenti sul territorio nazionale in Alto Adige con il sistema duale, puntando a un maggior coinvolgimento dei ragazzi nelle aziende e ad un rafforzamento delle loro competenze.
VII. Educhiamo cittadini, non solo lavoratori. L’emergenza disoccupazione giovanile va combattuta. Ma compito della Buon Scuola non è solo formare lavoratori: è innanzitutto educare cittadini consapevoli. Per questo reintroduciamo spazio per la musica, la storia, l’arte, lo sport. E valorizziamo la formazione umanista e scientifica.
VIII. Affidiamo a deleghe legislative settori chiave. Ci sono temi su cui da decenni si aspetta un provvedimento organico e che finalmente stanno nelle deleghe previste dal testo. In particolar modo un maggiore investimento sulla scuola 0-6 e gli asili nido, sulla semplificazione normativa, sul diritto allo studio, sulla formazione iniziale e l’accesso al ruolo degli insegnanti.
Prosegue la lettera di Matteo Renzi agli insegnanti: “Ho letto tante email, appassionate, deluse, propositive, critiche. Mi hanno aiutato a riflettere, vi sono grato. Leggerò le Vostre risposte se avrete tempo e voglia di confrontarvi. Da subito posso fare chiarezza su alcune voci false circolate in queste settimane: – Le aziende non hanno alcun ruolo nei consigli di Istituto; – I giorni di vacanza non si toccano; – Nessuno può essere licenziato dopo tre anni; – Il preside non può chiamare la sua amica/amico, ma sceglie tra vincitori di concorso, in un ambito territoriale ristretto”.
“C’è un Paese, l’Italia, che sta ripartendo. Con tutti i nostri limiti – ha continuato Renzi – abbiamo l’occasione di costruire un futuro di opportunità per i nostri figli. Sciuparla sarebbe un errore. Conosco per esperienza di padre, di marito, di studente l’orgoglio che vi anima, la tenacia che vi sorregge, la professionalità che vi caratterizza. Mentre scrivo sul computer scorrono nella mente i volti e i nomi dei professori che mi hanno accompagnato come credo accada spesso a ciascuno di voi: le storie di chi all’elementare Rodari, alla media Papini, al Liceo Dante si è preso cura della formazione mia e dei miei compagni di classe. Un professore collabora alla creazione della libertà di una persona: è veramente una grande responsabilità. Vi chiedo di fare ancora di più: darci una mano a restituire speranza al nostro Paese, discutendo nel merito del futuro della nostra scuola. Il nostro progetto non è ‘prendere o lasciare’ e siamo pronti a discutere. Ma facciamolo nel merito, senza la paura di cambiare. L’Italia è più forte anche delle nostre paure”.
“Aspetto le Vostre considerazioni. Intanto – ha concluso il premier – buon lavoro in queste settimane conclusive dell’anno scolastico. Molto cordialmente, Matteo Renzi”.
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