“Per i bambini la notte è simbolo di assenza, buio, silenzio e mancanza di sicurezza, anche se non viviamo più nelle caverne come i nostri antenati. Naturale che sia anche un momento in cui si cercano conforto e rassicurazioni”. Non occorre che lo dica uno scienziato, né tanto meno occorre esserlo per rendersene conto.
Di solito la ‘calata’ nel lettone di mamma e papà arriva nel cuore della notte o alle prime luci dell’alba. A otto bambini su 10 piace molto svegliarsi e vedere subito il volto della loro mamma. La compagnia del papà è preferita invece al momento di mettersi a letto.
Dormire tutti insieme non è una novità in Italia né all’estero: demonizzato decenni fa, i figli nati negli anni ’60 neanche lontanamente pensavano di poterlo fare, non parliamo dei loro predecessori, sdoganato poi in anni più recenti , è stato oggetto di studi con risultati opposti. Fatto sta che la tendenza co-sleeping, negativa o meno, è in piena attività.
Questa abitudine, vista fino a pochi anni fa come una debolezza da parte dei genitori, è stata sdoganata negli ultimi anni da diversi studi internazionali. In particolare, una ricerca, condotta dalla Stony Brook University di New York, ha dimostrato che il co-sleeping aiuta il bambino a sentirsi coccolato dalle carezze e dall’odore dei genitori, e non incide sullo sviluppo psicologico e relazionale del piccolo. Lo studio ha tenuto in osservazione quasi mille coppie che erano solite praticare il bed-sharing con i propri figli, dimostrando che “i pargoli non accusavano alcun disagio in nessun aspetto della loro vita”. Tanto è.
Secondo una ricerca di PerDormire, realizzata in occasione della festa della mamma 2018, condotta su un campione di 800 famiglie italiane equamente suddivise tra nord, sud e centro Italia, 1 coppia su 2 in Italia dichiara di accogliere i propri figli nel “lettone”. Una tendenza che si protrae anche dopo i 5 anni di età dei bambini in 1 caso su 5, con addirittura delle eccezioni che raggiungono picchi di 13 anni. La pratica del co-sleeping risulta ben accetta dai genitori italiani perché nel 54% dei casi ammettono di non riuscire a trascorrere abbastanza tempo con i propri figli durante il giorno, quindi lo ritengono un gesto di affetto per dimostrare la propria vicinanza. Passando alla differenza di genere, sono i figli maschi (58%) a desiderare di più di dormire di fianco a mamma e papa, mentre più autonome risultano le femmine che, per il 72% del campione intervistato, non hanno alcun problema a dormire da sole nella propria cameretta.
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