Almeno sedici persone sono morte stamattina in un incendio appiccato da una bottiglia molotov in un locale notturno del Cairo, nel quartiere di el-Agouza.
A lanciare la bottiglia incendiaria contro l’el-Sayyad Restaurant sarebbero stati tre uomini mascherati arrivati a bordo di una moto, fra le sei e le sette di stamattina.
Secondo il quotidiano al-Ahram, che cita fonti della sicurezza, tra le vittime ci sarebbero cinque donne. I feriti sarebbero almeno tre. Altre fonti sostengono invece che nell’incendio abbiano perso la vita in 18.
Le vittime erano dipendenti del locale, che serve bevande alcoliche con regolare licenza statale. Proprio questo dettaglio, all’inizio, aveva fatto sospettare che si potesse trattare di un attentato di matrice salafita: in Egitto gli attacchi contro i simboli della peccaminosa vita moderna non sono un’invenzione recente, ma si sono fatti più frequenti dal colpo di Stato dei generali che nel 2013 ha portato al potere Abd al-Fattah al-Sisi, deponendo il presidente islamista Mohammed Morsi.
Gli inquirenti però sono convinti che questo attacco abbia avuto un “movente criminale” e non terroristico: sarebbe scaturito da “un diverbio tra lo staff del locale e altre persone”, come ha spiegato il generale Aboubakr Abd el-Rahman. Secondo il quotidiano al-Ahram, si tratterebbe di due persone alle quali era stato negato l’ingresso. Cacciati dal locale, sarebbero tornati qualche ora dopo per vendicarsi. A trasformare il gesto dimostrativo in una strage sarebbe stata l’insufficienza delle misure di sicurezza: la struttura non aveva vie di fuga oltre alla porta principale, dov’è scoppiato l’incendio, alimentato dalle decorazioni in legno della facciata. I dipendenti sono rimasti intrappolati all’interno, dove probabilmente sono morti asfissiati prima di essere raggiunti dalle fiamme.
Il proprietario del locale, il sottosegretario alla Cultura Issam Hamed Sous, è convinto che i responsabili del gesto siano due ex dipendenti del locale, licenziati qualche tempo fa. Lo aveva anticipato la tv di stato e lo ha confermato poco dopo il consigliere della Procura Ahmed el-Bakli.
F.M.R.
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