Nel rispetto della recente tradizione, inaugurata dal presidente Lotito tre anni fa, la Lazio inizia la sua preparazione estiva ad Auronzo di Cadore. E, come da tradizione, molto calda si preannuncia l’accoglienza per il gruppo di ragazzi in biancoceleste. I segnali del grande, rinnovato entusiasmo ci sono, infatti, tutti. Sui balconi campeggiano bandiere e gli esercizi commerciali recano all’ingresso fiocchi biancocelesti.
E, soprattutto, fondamentale indice per rilevare le presenze ( e, quindi, l’interesse per la squadra), gli alberghi in zona Tre Cime di Lavaredo risultano quasi del tutto al completo, per tutti e 16 i giorni di permanenza che saranno caratterizzati da un programma piuttosto intenso perché, a parte le partite ( 5 le amichevoli in programma, con chiusura il 23 contro lo Slavia Praga), si svolgeranno ad Auronzo anche i test atletici che, fino all’anno scorso, invece, si tenevano a Formello, prima della partenza. Ma, se la sede di Auronzo si inserisce, come detto, nel solco della tradizione della gestione-Lotito, del tutto inedita è, invece, la circostanza che vede il gruppo di giocatori radunarsi al completo (o quasi). Ed è una piacevolissima novità che spiega anche ( unitamente agli ottimi risultati della scorsa stagione) il perché di così tanto entusiasmo. Saranno in 30 ad allenarsi sotto gli occhi scrupolosi di mister Reja. E non ci saranno “epurati”. Makinwa, pur convocato, andrà, comunque, via, e Artipoli, Bonetto e Chirico resteranno, è vero, a Formello, ma in pieno accordo con la Società. Kozak, invece, è in meritata vacanza ( dopo aver sostenuto le fatiche supplementari con la nazionale under 21 ceca agli ultimi Europei di categoria), mentre Gonzalez e Carrizo ( tornato a Roma, causa il crac del River) sono in Argentina per disputare la Copa America. La rosa è completata con i nomi dei due ragazzi aggregati dalla primavera biancoceleste, Ceccarelli e Berardi ( sarà lui il terzo portiere dietro Marchetti e Bizzarri). Ma perché si è detto di rosa praticamente al completo? Perché, dopo gli arrivi di Klose, Lulic, Konko e, in attesa della firma di Cissè ( al momento, “congelata” per il ritardo nella trattativa che vede Floccari in uscita), sono arrivati altri due “pezzi da novanta” per il mercato laziale: Marchetti e Cana. Il centrocampista albanese ( o meglio, kosovaro, di etnia albanese), 27 anni, è stato il primo dei due ad essere annunciato ( o meglio, l’annuncio l’ha dato il diretto interessato, non ancora la Società). La trattativa con il suo club di appartenenza, il Galatasary, che prevedeva lo scambio con Muslera, sembrava essersi arenata. E, invece, c’è stata la tanto attesa svolta. Per la felicità del giocatore, tra l’altro grande amico del d.s. laziale. Ighli Tare, che, nato a Gjakova nel Kosovo, ha poi vissuto sulla propria pelle gli orrori della guerra e, per questo, si è trasferito, ancora ragazzino, con tutta la famiglia, in Svizzera, a Losanna, dove ha preso la cittadinanza ( in verità, ne possiede ben tre: albanese, svizzera e francese, anche se, legatissimo com’è alle sue origini albanesi, ha optato per la nazionale balcanica con cui vanta già 47 presenze e 1 rete, ndr). Successivamente, arriva il trasferimento al Paris Saint Germain, dove rimane tre stagioni, salvo chiudere la parentesi Oltralpe all’Olympique Marsiglia nei seguenti quattro anni. Poi, l’esperienza inglese, anche qui da leader indiscusso ( ne era il capitano, infatti) al Sunderland per una stagione. Infine, il Galatasaray, storico club di Istanbul, dove si è definitivamente consacrato agli occhi del grande pubblico internazionale ( e degli osservatori biancocelesti). Ha firmato con la Lazio un contratto che prevede cinque anni a 1,7 milioni di Euro a stagione. E, per lui, rappresenta una agognata svolta nella carriera. Perché, d’accordo che la Turchia è un paese calcisticamente in ascesa e il “cim bom” ( soprannome del Galatasaray) ne rappresenta, storicamente, la massima espressione, però il calcio che conta non abita esattamente lì… Per la Lazio, rappresenta, invece, un rinforzo di grande sostanza per un reparto, il centrocampo, non a torto accusato di essere sì molto tecnico, ma poco dinamico e combattivo. Doti, queste, che non difettano certo al “guerriero” ( così viene chiamato in patria, Cana). Grande fisico, grinta, corsa e spiccata personalità, oltre ad una considerevole intelligenza tattica, dovrebbero fare di Lorik Cana quell’elemento di lotta e di governo in mezzo al campo che tanto serviva a Reja. Perfezionato lo scambio con Muslera, quindi. E Fernando, pero, proprio in occasione della partenza dei suoi ormai ex compagni di squadra alla volta di Auronzo, ad ulteriore testimonianza delle sue indubbie doti umane, non ha voluto far mancare il suo appoggio agli ex colleghi, incoraggiandoli per la prossima stagione e spendendo belle e sentite parole all’indirizzo di tutto l’ambiente biancoceleste ( “Mi dispiace perchè in biancoceleste ho passato quattro anni bellissimi. Di grande sofferenza, ma anche di tanto piacere”). Per colmare il vuoto lasciato tra i pali è, così, giunto Federico Marchetti, 28enne, il cui nome, da tanto tempo ormai, veniva accostato al nome della Lazio. Anche Juventus, Roma e Milan ( cui, fino all’ultimo, Cellino, presidente del Cagliari, aveva offerto Marchetti per avere il cambio Amelia, ma Federico ha rifiutato perché già in parola con Lotito) avevano manifestato il proprio interesse per l’ex portiere della nazionale. L’ha spuntata la Lazio, forte di un progetto giudicato molto stimolante da Marchetti e in grado di offrirgli un posto sicuro da titolare e la piazza ideale per rilanciare le proprie ambizioni. Anche in chiave azzurra. Obiettivo, quest’ultimo, cui, nonostante la lunghissima assenza dai campi ( non gioca una partita ufficiale da Italia-Slovacchia 2-3 dell’ultimo mondiale, ndr) e le prestazioni non proprio impeccabili offerte in Sud Africa, il veneto non intende assolutamente rinunciare. Le cifre dell’accordo tra Lazio e Cagliari danno la dimensione dell’affare concluso da Lotito: 5,2 milioni di Euro con pagamento triennale per la clausola rescissoria. Marchetti vestirà il biancoceleste fino al 30 giugno 2016. E’ raggiante, Federico, e non ne fa mistero dopo aver parlato con i giornalisti a margine delle visite mediche appena sostenute presso la clinica “Paideia”. Ed è una soddisfazione meritata per questo ragazzo, visti i trascorsi, recenti e non. La stagione di inattività forzata cui l’ha costretto Cellino perché “colpevole” di aver dichiarato (magari sbagliando a farlo, senza aver prima interpellato la Società, ma in assoluta sincerità e con grande onestà intellettuale) di voler andare alla Sampdoria per giocare la Champions League. Ne è seguito l’interminabile calvario fatto di attese, di allenamenti da solo, di scoramento, fino alla chiusura della trattativa. Non male per un ragazzo che, uscito miracolosamente illeso da un incidente autostradale, insieme ad altri due amici ( e dopo averne persi altri due in analoghe circostanze, ndr), porta su un braccio un tatuaggio dell’Ave Maria, nella lingua di Zarathustra, e sull’altro, una dedica ad Andrea Tagliaferri e Francesco Varrenti, i due sfortunati amici, scomparsi.
Daniele Puppo
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