Dopo il nuovo record a febbraio, che stando ai dati della Nasa è stato il più caldo di sempre – 1,35 gradi in più rispetto alla media del termometro tra il 1951 e il 1980 – , per gli esperti è emergenza dichiarata.
Il cambiamento climatico, registrato e consolidato nelle ultime stagioni, viene percepito dalla stragrande maggioranza degli italiani come uno dei più gravi problemi ambientali, al pari dell’inquinamento dell’aria e delle acque. Il 73% lo considera un problema “molto grave”, percentuale che sommata a quella di chi lo considera “abbastanza grave” arriva al 94%. Lo rileva un sondaggio eseguito dall’istituto GfK per conto del Wwf in occasione dell’Ora della Terra/Earth Hour del 19 marzo.
Stando a quanto emerge dalla ricerca, le variazioni del clima della Terra costituiscono una preoccupazione che accomuna gli elettori di tutti gli schieramenti politici ma non solo: gli studenti della scuola secondaria e gli adulti di età compresa tra i 45 e i 54 anni. L’88,5% degli intervistati è persuaso che il cambiamento climatico sia dovuto alle attività umane, e solo una ristretta minoranza (6%) ritiene che non vi sia correlazione tra questo fenomeno e l’azione dell’uomo. Di questo i più convinti sono i giovani tra i 14 e i 24 anni.
Di fronte ad una grave situazione che rischia di compromettere senza ritorno il futuro del pianeta, noi italiani,come si evince dal sondaggio abbiamo dimostrato un notevole grado di sensibilità, siamo disponibilissimi a cambiare le nostre abitudini per favorire la riduzione dei gas serra, complessivamente l’85%. Per più di un terzo si tratta di una disponibilità accentuata (36% molto o moltissimo), per quasi la metà (49%) di una disponibilità più contenuta (abbastanza) ma comunque orientata in positivo.
La disponibilità a modificare stili di vita e di consumo risulta maggiore tra le fasce maggiormente scolarizzate. A questa elevatissima preoccupazione, però, corrisponde una altrettanto diffusa insoddisfazione per l’informazione da parte dei media, con un 36% che addirittura ritiene di aver ricevuto “poca o nessuna informazione”.
Tra coloro che chiedono maggiore informazione, ancora una volta i giovani. Ma in epoca di social media, è possibile per i media “tradizionali” recuperare un ruolo di autorevolezza e serietà nei confronti della generazione digitale, solo garantendo un approfondimento corretto, meditato e continuativo su temi rilevanti e complessi come il cambiamento climatico.
Insieme ai dati già citati, l’indagine GfK ha poi rilevato che alla domanda su chi sia più impegnato attualmente contro il cambiamento climatico, non c’è da sorprendersi che la maggioranza (61%) risponda “le associazioni ambientaliste”. Al secondo posto, ma con poco più della metà dei consensi (36%) l’Unione Europea, mentre il Governo italiano e le grandi imprese sono considerati molto meno credibili (intorno al 15%), poco più delle imprese petrolifere multinazionali (13%).
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