Nuove regole per lo smart working. È questa la novità maggiore del Jobs Act che riguarda circa due milioni di lavoratori autonomi, approvato oggi dalla Camera. Nel ddl, previste anche misure a tutela della maternità, dei professionisti iscritti ad albi e dei titolari di partite Iva. Il testo passerà ora al Senato per l’ok definitivo.
Con lo smart working, ha spiegato Maurizio Conte, direttore di Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) “si completa il Jobs act. Le nuove regole proteggeranno e valorizzeranno il lavoro autonomo genuino, che è strategico per la parte più avanzata del tessuto economico e produttivo del Paese” ha concluso Conte.
Con il termine “smart working” (lett.”lavoro agile”) s’intende la possibilità del dipendente di lavorare da casa, sfruttando a pieno gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia: pc, tablet ma anche piattaforme come skype ad esempio, con il quale si possono fare riunioni senza doversi recare fisicamente in ufficio.
In realtà, quella del “lavoro virtuale” è già una realtà per moltissimi lavoratori italiani, tanto è vero che l’emendamento contenuto nel Jobs Act non intende in nessun modo creare un nuovo tipo di contratto ma mira bensì a disciplinare un fenomeno già in atto che produce risultati positivi per le aziende che lo scelgono.
“Abbiamo stimato – riferiva a gennaio Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano – circa 250.000 lavoratori dipendenti che fanno smart working in Italia in aziende con oltre 10 dipendenti. Il numero di grandi imprese che lo adottano è passato negli ultimi due anni dall’8% al 30%”.
Nessun lavoratore di serie b, dunque. Nel provvedimento si chiarisce che il trattamento economico di chi lavora da casa non dovrà essere inferiore a quello applicato ai dipendenti che svolgono le stesse mansioni in azienda. Previsto anche il cosiddetto diritto alla disconnessione, che altro non è che il classico giorno di riposo per chi si reca in ufficio ogni mattina.
Un passo verso lo smart working è stato fatto anche nella pubblica amministrazione, dove attualmente “si contano ancora poche iniziative”. Eppure, i benefici per le aziende non sono pochi: “aumenti della produttività dal 15 al 20%, riduzione dei costi di real estate e di gestione degli spazi dal 20 al 30%, drastica riduzione dell’assenteismo e miglioramento del clima aziendale e dell’employer branding” affermava ancora Mariano Corso alla commissione della Camera.
Da appena un mese, il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia insieme al dipartimento per le Pari opportunità di Maria Elena Boschi sta cercando nuove soluzioni e alternative per il lavoratore pubblico, volte soprattutto a migliorare la conciliazione tra vita privata e l’ufficio, si pensi per esempio al caso delle madri lavoratrici. Tutto sta però nel come, praticamente, verrà attuata tale riforma. Sulla carta, essa potrebbe essere un modo per alzare il livello di qualità del pubblico impiego, che avrebbe effetti positivi non solo sul dipendente ma anche sui cittadini che usufruiscono del servizio. D’altra parte però, c’è il rischio che si creino delle sacche di nuovi “furbetti” digitali, andando ad alimentare il fenomeno dell’assenteismo che queste nuove norme dovrebbero colpire.
Tra le altre modifiche e novità introdotte nel ddl Del Conte anche la Dis-coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori, anche a progetto, diventata strutturale ed estesa (è un’altra novità) ad assegnisti e dottorandi di ricerca con borsa di studio, a fronte di un incremento dell’aliquota contributiva dello 0,51 per cento. È affidata, invece, a una delega l’estensione delle tutele di malattia e maternità anche ai “non ordinisti” (vale a dire gli iscritti alla gestione separata Inps), rimettendo al governo la possibilità di prevedere un’aliquota aggiuntiva massimo di 0,5 punti percentuali.
Misure più severe contro i ritardi nei pagamenti, con l’abolizione di clausole che indicano i termini per saldare oltre i 60 giorni dalla consegna della fattura al cliente. Si allarga il perimetro delle spese deducibili (fino a 10mila euro per corsi di aggiornamento professionale, master e convegni – fino a 5mila per orientamento e ricerca di nuove opportunità); e se arriva un figlio si potrà ricevere l’indennità di maternità pur continuando a lavorare (non scatta l’astensione obbligatoria).
Infine, in caso di malattia, infortunio o gravidanza, il rapporto di impiego non si estingue (senza diritto a corrispettivo) e può essere sospeso fino a 150 giorni (salvo il venir meno dell’interesse del “datore”). Non solo: in caso di maternità, previo consenso del committente, la neo-mamma potrà essere sostituita da altri colleghi di fiducia, in possesso dei requisiti professionali.
P.M.
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