Conferenza stampa questa mattina del comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro sull’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. “Vorrei esprimere disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri che sono stati sollevati e diffusi in merito a questa vicenda”, è stata la sua prima affermazione. “La ricostruzione attenta e scrupolosa ha dimostrato la correttezza e regolarità di questo intervento – ha poi sottolineato – analogo e purtroppo ricorrente nella città di Roma”.
Il cosiddetto “cavallo di ritorno” è infatti una pratica estorsiva che spesso viene messa in atto da piccoli criminali, nessun elemento faceva presagire che questa volta i due carabinieri si stessero esponendo ad una minaccia mortale. Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale “sono stati aggrediti immediatamente”, dai due americani, “nel momento in cui si sono qualificati” e “non c’è stata possibilità di usare armi, di reagire”. Mentre in zona “c’erano 4 pattuglie, che non dovevano essere visibili, per non pregiudicare l’operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l’allarme”.
Cerciello che non aveva con sé la propria arma di ordinanza – “è stata probabilmente una dimenticanza, ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire” – è stato sorpreso da una persona con un coltello di 18 centimetri, che lo ha aggredito non appena lui e il collega si sono qualificati come pubblici ufficiali.
Si chiariscono poi le dinamiche dell’interrogatorio, che hanno sollevato il malcontento dei giornalisti americani, subito accorsi in difesa dei propri concittadini quando è stata diffusa l’immagine di Christian Gabriel Natale Hjort ammanettato e bendato, e che per qualche ora hanno fatto temere un nuovo caso alla ‘Amanda Knox’. “Quando sono arrivati” per essere interrogati, i due giovani “erano liberi da qualunque tipo di vincolo, in ottime condizioni, senza segni di nessuno genere”. Così ha dichiarato la pm romana Nunzia D’Elia. Gli interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie, alla presenza dei difensori, dell’interprete e previa lettura di tutti gli avvisi di garanzia previsti dalla legge.
Si chiarisce infine chi sia stato ad alimentare la falsa pista dei due aggressori di origine nordafricana. Notizia infondata, che però per qualche ora ha scatenato buona parte dei politici di destra sui social, primo fra tutti il vice premier Salvini, nell’ennesima campagna anti immigrati di colore. Se la politica non va più alle fonti delle notizie, che pure sono sotto il suo controllo, nell’ansia di cavalcare con un tweet i malumori di un Paese allo sbando, le conseguenze diventano un’inarrestabile ondata di odio cieco che sguaiatamente si esprime in rete.
E’ ancora Gargaro a chiarire su questo punto: “L’indicazione del fatto che fossero stati due maghrebini è stata data da Brugiatelli”, la persona che era stata derubata della zaino. Il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino ha aggiunto: “Lo ha detto perché aveva il timore di dire che conosceva gli autori dell’omicidio. Non voleva essere associato al fatto. Solo dalle immagini si è scoperto l’antefatto”.
Fugate le ombre e i misteri, rimane così tutto l’orrore di una vicenda assurda. Cosa abbia davvero spinto i due ragazzi americani nemmeno ventenni, e dal destino già segnato da aggressioni e dipendenze dalla droga, a porre fine alla vita di un giovane Carabiniere resta l’unico vero enigma. Probabilmente abituati a ben altro grado di violenza nella loro madre patria, confusi dalle droghe, hanno creduto di trovarsi nel Far West anziché nella nazione “culla del diritto” come l’ha definita il Premier Conte. “Abbiamo principi e valori consolidati”, ha sottolineato, e “un sistema giudiziario che ha molto poco da imparare da quello americano”. Non resta ora che attendere che la giustizia faccia il suo corso e “vigilare affinchè le norme siano rigorosamente applicate”, ha infine concluso alzando così un muro da più che probabili pressioni dell’opinione pubblica americana, per evitare – come accaduto in passato – che si trasformino in pressioni politico-diplomatiche.
E.R.
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