Caravaggio torna trionfante a Napoli. Un tributo a Caravaggio nella città che lo ben due volte e dove trascorse gli ultimi mesi di vita. Sette capolavori assoluti del genio della luce dipinti a Napoli e ora riuniti in una mostra-evento in programma dal 12 aprile al 14 luglio al Museo di Capodimonte.
“Vedi Napoli e poi muori”. E’ una frase molto conosciuta, attribuita allo scrittore tedesco Goethe che iniziò il suo viaggio italiano proprio da Napoli rimanendone abbagliato dalle bellezze e dalla posizione dominatrice sul golfo. Correva l’anno 1717.
Ma ancora prima, alla fine del ‘500, un grande artista italiano rimase affascinato dal capoluogo partenopeo tanto da soggiornarvi per ben due volte nella sua breve vita di soli 39 anni. Fu Michelangelo Merisi, in arte il Caravaggio, che a Napoli lasciò in eredità tre capolavori: il Martirio di Sant’Orsola, a Palazzo Zevallos Stigliano, la Flagellazione di Cristo, al museo di Capodimonte, e Le sette Opere di Misericordia al Pio Monte della Misericordia.
Nella città campana Caravaggio giunse in fuga da Roma, dove durante una partita di pallacorda a causa di una rissa si consumò l’assassinio del suo rivale Tommasoni: per quest delitto fu condannato alla decapitazione eseguibile da chiunque incontrandolo in strada lo avesse riconosciuto. Nella fuga da Roma Merisi fu aiutato dal principe Filippo I Colonna.
Alla generosità della città partenopea, che lo accolse come un maestro e con tutti gli onori che la sua fama richiedeva, Caravaggio seppe corrispondere con le tre opere prima menzionate ed una quarta, la Madonna del Rosario, che rifiutata da tante chiese in città fu comprata dai frati domenicani di Anversa per intercessione di Rubens ed è oggi conservata al Kunsthistoriches Museum di Vienna.
I Quartieri Spagnoli, dove Caravaggio alloggiò, furono per lui anche luogo d’ispirazione per il dipinto Le sette Opere di misericordia che appare ambientato in un vicolo semibuio affollato di personaggi e storie di miserie quotidiane, alleviate da opere di bene ispirate dai vangeli. La tragica umanità osservata in questi vicoli diventerà poi protagonista dei suoi capolavori nei panni di un santo o di una santa o dello stesso Gesù o di un angelo. I suoi modelli diventeranno il popolo della porta accanto.
La tela che si trova al Pio Monte della Misericordia, in via dei Tribunali, fu commissionata al Caravaggio dalla Congregazione del Pio Monte della Misericordia tramite la famiglia Carafa che faceva parte della congregazione e che tanto pare abbia aiutato Caravaggio nella sua continua fuga.
A 15 anni dall’ultima esposizione dedicata all’artista lombardo, “Caravaggio. L’ultimo tempo” del 2004, il direttore Sylvain Bellenger e Cristina Terzaghi, una delle più importanti studiose del pittore (dal 2016 nel comitato scientifico del museo) hanno curato la mostra “Caravaggio Napoli” che già nel titolo si propone l’obiettivo di approfondire il periodo napoletano del maestro e l’eredità lasciata in città che fu fondamentale alla costituzione della poetica barocca e alla diffusione del naturalismo caravaggesco nella pittura del XVII secolo in Europa.
Evento nell’evento è l’esposizione insieme e la messa confronto per la prima volta in assoluta di due capolavori di Merisi: la Flagellazione eseguita a Napoli nel 1607, in prestito dal Musée des beaux arts di Rouen, capoluogo della Normandia (assente da oltre trent’anni dal circuito espositivo), e la seconda prova dello stesso soggetto, dipinta sempre a Napoli tra il 1607 e il 1608, direttamente per la chiesa di San Domenico Maggiore, poi spostata al museo di Capodimonte.
Caravaggio visse a Napoli in due periodi per complessivi 18 mesi tra il 1606 e il 1610. I curatori vogliono sottolineare con la mostra l’importanza del soggiorno partenopeo per la vita e la produzione dell’artista e si propongono di aumentarne la conoscenza al pari di quanto è già avvenuto per il periodo trascorso a Roma.
Oltre alle due “Flagellazioni”, i cinque dipinti di Michelangelo Merisi in mostra a Capodimonte sono le due opere conservate stabilmente a Napoli – il suo capolavoro “Le sette opere di Misericordia” dal Pio Monte e il “Martirio di Sant’Orsola” da Palazzo Zevallos Stigliano – e tre in prestito: “Salomé con la testa di Battista” dalla National Gallery di Londra, l’altra Salomé dal Palacio Real di Madrid e il “San Giovanni Battista” dalla Galleria Borghese di Roma.
Si tratta di dipinti realizzati a Napoli e la cui rilettura, anche alla luce di fonti letterarie e documentarie edite e inedite – sostengono Bellenger e Terzaghi – contribuirà a chiarire il ruolo del soggiorno napoletano nell’arte dell’ultimo Caravaggio.
I dipinti saranno esposti nella sala Causa del museo e messi a confronto con diciannove capolavori della scuola pittorica napoletana, a riprova dell’influsso profondo che Caravaggio ebbe su importanti artisti attivi nella capitale del Sud, da Battistello Caracciolo (“Madonna con bambino in gloria, Museo di Catanzaro; “Salomé” dal Museo des bellas artes di Siviglia) a Louis Finson (“Maddalena in estasi” dal Museo des beaux arts di Marsiglia) a Tanzio da Varallo (“San Giovanni Battista” da una collezione privata di Parigi) e Massimo Stanzione, Fabrizio Santafede, Giovanni Baglione, Filipoo Vitale e Giovan Bernardo Azzolino. Per Bellenger e Terzaghi “l’arrivo di Jusepe de Ribera – che aveva assimilato l’arte di Caravaggio – a Napoli tra 1616 e 1617”, sei anni dopo la morte del pittore dunque “impresse un’inesorabile direzione naturalistica al milieu pittorico partenopeo”.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni tranne il mercoledì dalle 8,30 alle 19,30: il biglietto di accesso alla mostra più il museo costerà 15 euro.
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