Una nuova sigla realizzata da 25 disegnatori diversi, una location sorprendente e di rilievo, 500 opere in concorso, premi per progetti emergenti e riconoscimenti sono gli elementi che compongono la diciannovesima edizione del Cartoons on the bay. Il Festival dell’animazione cross-mediale e della tv dei ragazzi 2016 si svolge dal 7 al 9 aprile ed è ospitato per la terza volta nell’affascinante contesto di Palazzo Labia, a Venezia. Nella giornata d’apertura sono stati già premiati i primi tre progetti d’animazione del concorso Pitch me!.
Cartoons on the bay è un festival che cerca di cogliere i più recenti trend del linguaggio dell’animazione e si apre ad accogliere nuovi progetti e nuove idee. Nel corso della prima giornata del Festival nello splendido salone da ballo in cui Giambattista Tiepolo dipinse uno dei suoi capolavori, si sono dati appuntamento autori e sceneggiatori esordienti, studi di realizzazione e produttori indipendenti per presentare alla giuria di creativi del concorso Pitch me! i propri progetti d’animazione.
Matteo Strukul, autore di romanzi nel settore del ‘young adult’ che spaziano dal genere noir, al dark fantasy allo storico, è uno dei tre giudici chiamati dal Festival a premiare il progetto d’animazione più convincente. A lui abbiamo chiesto come nasce un eroe nell’ambito della moderna narrazione.
Provieni da una formazione di stretto ambito giuridico, ma sei diventato creatore di riusciti personaggi di romanzi noir: qual è stato il tuo percorso?
Mi sono reso conto che l’ipotesi della pratica di avvocato o della ricerca universitaria non mi garbava particolarmente. Nel 2011 ho presentato a Massimo Carlotto, uno dei più importanti scrittori noir italiani e sceneggiatore, un mio manoscritto che ha come protagonista il personaggio di questa killer veneta che è Mila Zago. Il romanzo ha avuto successo, è diventato una trilogia ed è stato tradotto anche in lingua inglese. Al momento la storia di Mila è stata opzionata per diventare anche un film. Poi sono nati altri romanzi: uno ambientato nell’Italia dell’ottocento che definirei scapigliato ed un altro di genere low dark fantasy ambientato nella Transilvania del medioevo. Soprattutto amo creare personaggi femminili.
Dei, miti ed eroi sono il tema portante di questa edizione del Festival, ma in quasi tutti gli ambiti della narrazione – dall’animazione, al cinema, alla letteratura – stiamo assistendo ad una deriva un po’ dark e noir delle storie e dei personaggi. A cosa credi sia dovuto questo cambiamento degli ultimi anni?
C’è una grande tradizione di personaggi della letteratura gotica, dal dottor Jekyll a Dorian Gray, che ha sempre molto affascinato l’immaginario dei ragazzi. Si tratta di un’esigenza quasi esistenziale, forse una sorta di esorcismo, rispetto all’inquietudine dei tempi difficili in cui viviamo, che si esprime anche nelle scelte che vengono operate nel momento in cui viene creato un personaggio. Il chiaro-scuro artistico e narrativo che gioca sugli ossimori è molto affascinante. C’è poi anche un aspetto di complessità e di fascino per cui un personaggio univocamente positivo, francamente, finisce per annoiare. Mentre un personaggio che vive una certa fragilità, momenti di dubbio e di paura o che si spinge oltre i suoi limiti e si confronta con il ventre molle del suo io, riflette meglio la realtà storica in cui ci troviamo. Al di là delle tensioni adolescenziali che ogni ragazzo ha, viviamo in una situazione complessa, in cui tutte le sicurezze rischiano di venir meno: è normale che i personaggi rispecchino questa fragilità, come la protagonista di The Hunger Games o le più recenti rivisitazioni di Batman. Personalmente lo trovo anche molto stimolante.
Cosa pensi di questa manifestazione?
Una manifestazione transmediale come questa è necessaria. All’inizio di ogni narrazione c’è sempre una storia che però va declinata nei linguaggi di oggi, come il game, il fumetto, il romanzo, l’animazione, senza però dimenticare da dove veniamo e ciò che di bello abbiamo.
Matteo Strokul insieme agli altri due giurati del concorso Pitch me!, Francesco Artibani, sceneggiatore Disney, e Claudio Villa, fumettista di Tex nonché creatore del manifesto del Festival, al termine della prima giornata della manifestazione hanno premiato i tre progetti d’animazione più interessanti: la serie animata Il diario di Pepita di Elena Chiesa; la serie animata Cocoba di Giorgio Martignoni e il film animato in ‘motion capture’ Decameroscopio di Flaviano Pizzardi.
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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