Polemiche per i funerali di Vittorio Casamonica celebrati il 20 agosto nella chiesa di Don Bosco, nel quartiere romano di Cinecitta’, con tanto di corteo funebre con carrozza antica trainata da cavalli ad accompagnare il feretro ed un elicottero che ha lanciato petali rossi in strada. Scene che, a chi si e’ trovato a passare di li’ per caso, sono sembrate riprese per un film.
Il defunto, un maggiorente del famigerato clan conosciuto nella Capitale e negli uffici giudiziari soprattutto per traffici illeciti (droga e prostituzione) e usura, aveva 65 anni ed era malato di tumore. Per la partecipazione alle sue esequie la Corte d’Appello di Roma si e’ pronunciata in tutta fretta a favore della scarcerazione temporanea del figlio Antonio, agli arresti domiciliari, e di due nipoti anch’essi ai domiciliari. Di conseguenza, i Carabinieri erano informati della cerimonia che, comunque, non avrebbe suscitato tanto scalpore – si tratta pur sempre di un funerale della comunita’ in altre occasioni adusa a ostentazione pacchiana di presunti simboli di potere e benessere- se non vi fossero in corso le indagini per Mafia Capitale, se il comune non rischiasse proprio per questo il commissariamento e se il 5 novembre, tra meno di tre mesi, non iniziasse in aula il processo che oltre a Carminati e Buzzi vede alla sbarra numerosi politici.
Il prefetto di Roma Franco Gabrielli ha chiesto chiarimenti a Questura, Carabinieri, polizia locale di Roma Capitale. A quanto si apprende la prefettura avrebbe inviato lettere formali ai soggetti in questione. Una volta raccolte le informazioni il Prefetto dovrà preparare la relazione richiesta dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Una scritta è poi stata ritrovata sul piedistallo di un statua al Villaggio olimpico. “Guardie, vi salutano i Casamonica”, si legge sulla scritta individuata su una statua che raffigura atleti olimpici. Sulla vicenda indagano gli agenti della polizia di Stato del commissariato Villa Glori. L’Enac ha intanto disposto “la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell’elicottero e ne sta dando relativa informazione alla Questura di Roma. Da una prima ricostruzione dei fatti il volo è stato effettuato da un privato che è decollato dall’elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l’elisuperficie Romanina, utilizzando un elicottero monomotore R22. In arrivo su Roma ha chiesto alla torre controllo l’autorizzazione all’attraversamento dello spazio aereo controllato, effettuando successivamente una deviazione su Roma a quota inferiore alla minima che, sulla città, non può essere meno di 1.000 piedi, ovvero circa 330 metri – si legge in una nota dell’Ente – Il sorvolo della città di Roma è comunque vietato agli elicotteri monomotore. Il lancio di materiale da bordo, peraltro, è proibito a meno di specifica autorizzazione che l’esercente non aveva. Si evidenzia, pertanto, che non è stata data alcuna autorizzazione, da parte dell’Enac, al volo o al sorvolo della città di Roma”. “Ieri è successa una cosa che non sarebbe mai dovuta accadere ma che almeno serve a far comprendere di cosa stiamo parlando da mesi. Quella del funerale stile Padrino è una provocazione, una sfida. Alla città, alle istituzioni, ai romani. Quella che stiamo combattendo è una battaglia durissima, che vinceremo, ma della cui portata bisogna che tutti acquistino consapevolezza”, ha commentato il presidente del Pd Matteo Orfini convocando per il 3 settembre davanti al Don Bosco una manifestazione “con chi vorrà dire ai criminali che Roma non è e non sarà mai la loro città”. Il parroco della Basilica, don Giancarlo Manieri, che ha celebrato le esequie non si dice pentito: “Lo rifarei – afferma – Credo di aver fatto solo il mio dovere. Sono un prete, non un poliziotto e nemmeno un giudice. Se una persona viene da me chiedendo di confessarsi, lo confesso; se un’altra si accosta alla comunione gli porgo l’ostia, non gli chiedo la fedina penale, se un signore mi chiede di celebrare il funerale di un suo congiunto lo celebro; non è scritto da nessuna parte che debba indagare chi è. Personalmente non conoscevo il nome del boss dei Casamonica per me poteva essere il più lontano dei parenti. Molti mi hanno rimproverato di non aver bloccato il funerale a un boss che ne ha combinate più che Bertoldo. Ma se era così fuori norma, perché mai era a piede libero? Hanno aspettato la sua morte sperando che lo… ‘arrestasse’ il parroco? Mio dovere è distribuire misericordia, m’insegna Papa Francesco. Ed è quello faccio”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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