Lo ha deciso la Corte costituzionale spagnola togliendo di fatto ogni potere decisionale al riguardo, al parlamento catalano. La crisi catalana e i contrasto tra la regione autonoma e il potere centrale di Madrid entra in una nuova fase. Più delicata ma al tempo stesso anche più pericolosa.
Con il proprio intervento re Felipe VI ha chiuso ogni possibilità di intesa che non sia quella della semplice autonomia amministrativa, legittimando in questa maniera le scelte del premier Rajoy che, tra l’altro, ha già incassato la solidarietà dell’Unione europea contraria a qualsiasi ipotesi di secessione.
La questione del referendum è dunque finita in un vicolo cieco. Non è chiaro al momento quale sarà la decisione dell’assemblea catalana nella quale gli indipendentisti hanno la maggioranza assoluta e che in una normativa approvata in settembre, pure bocciata dalla corte costituzionale di Madrid, ha deciso che se il ‘si’ vinceva al referendum sarebbe entrata in vigore una legge di transizione di valore superiore ai pronunciamenti di qualsiasi corte spagnola.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy aveva chiesto al presidente catalano Carles Puigdmeont di “tornare alla legalità” e rinunciare “con i tempi più rapidi possibili” al progetto di una Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza (Dui) per evitare “mali maggiori”.
“Il re ha fatto un errore storico che comprometterà il suo futuro politico. Non ha parlato con nessuna forza politica fondamentale, non ha parlato con i baschi, non ha parlato con noi. Ha fatto una dichiarazione in cui ha rotto la neutralità, ha fatto il discorso del governo. Un re che è un re del governo e non è il capo dello stato di tutti i cittadini è un re che ha problemi di legittimità. Quello che ha fatto è stato molto irresponsabile”. Lo ha sottolineato Pablo Iglesias leader di Podemos.
Il re doveva “rispettare tutti i catalani” ha invece deciso solo di sostenere le tesi di Madrid e quindi “ha deluso tante persone” che spesso sono state al suo fianco. Così il presidente catalano Carles Puigdemont.
Josep Lluis Trapero, il capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, è stato convocato in tribunale con l’accusa di sedizione per non essere intervenuto per controllare nei giorni scorsi una manifestazione di fronte al Dipartimento dell’economia a Barcellona, che ha visto quasi mille feriti, caricati dalla Guardia Civil che non ha esitato a sparare addosso alla folla proiettili di gomma. Secondo la Vanguardia online, Trapero rischia tra i quattro e gli otto anni di carcere.
“Spaventoso e un errore da tutti i punti di vista“, e “per come le cose si stanno mettendo adesso, la questione è repubblica o repubblica”, ha detto il portavoce del governo regionale catalano di Carles Puigdemont, Jordi Turull, alla tv TV3, riferendosi all’intervento di Re Felipe VI che ha accusato la Catalogna di “slealtà inaccettabile”.
Il governo spagnolo intanto sta valutando diverse opzioni per una risposta legale proporzionata a un’eventuale dichiarazione di indipendenza da parte del governo regionale catalano, mossa considerata illegale oltre ogni proporzione.
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