Duro colpo inferto oggi dai carabinieri al clan Laudani, cosca catanese con storici legami con Cosa Nostra. L’operazione “Viceré”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania, ha portato a 109 ordini di custodia cautelare. Al blitz hanno partecipato 500 carabinieri e varie unità speciali. Le accuse ipotizzate sono: estorsione, spaccio, detenzione illegale di armi e ovviamente, associazione mafiosa.
La storia del clan. I Laudani, nascono come un gruppo esterno a Cosa nostra, alla quale però si legano in maniera sempre più vincolante, attraverso rapporti di affari ma anche schierandosi nel 1977 nella guerra tra i due luogotenenti del boss Nicola Calderone e un altro gruppo esterno, i Cursoti.
Il primo vero colpo l’organizzazione criminale lo subisce l’11 settembre del 1991, giorno in cui vengono portati in tribunale 113 presunti affiliati della cosca. Il processo si concluderà con 28 ergastoli, quasi 600 anni di reclusione, 202 milioni di multe e undici assoluzioni. In quell’occasione, i pubblici ministeri avevano evidenziato l’estensione del controllo che la famiglia dei “Mussi di ficurinia” (labbra da ficodindia) si era creata nella zona nord di Catania, in particolare nel quartiere di Canalicchio.
Questo controllo era ovviamente esercitato su singoli cittadini, imprenditori ed esercizi commerciali ma, a quanto pare, non sembra che le vittime abbiano fornito agli investigatori elementi significativi.
Dato da sottolineare è quello relativo alla forte componente femminile. A quanto risulta dall’indagine dell’Antimafia, erano almeno tre le donne che avevano ruoli di responsabilità all’interno della cosca criminale: si occupavano della gestione della cassa comune, fungevano da anello di congiunzione tra i vertici e i vari affiliati e provvedevano al sostentamento delle famiglie dei membri del clan che si trovavano in carcere.
Il successo dell’operazione “Vicerè” arriva in una data storica, nel giorno in cui cade l’anniversario del primo vero maxiprocesso per mafia che la Storia ricordi, portato avanti da Falcone e Borsellino, i due giudici “khomeinisti” o “giacobini” come venivano apostrofati da coloro che li accusavano di essere degli esaltati o peggio, degli integralisti pericolosi. Cosa Nostra venne alla fine condannata all’ergastolo in Cassazione mentre la lotta alla mafia diventava una lotta da combattere in prima persona, fuori dalle aule del tribunale.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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