Un sondaggio elaborato da Swg lo scorso luglio su un campione rappresentativo nazionale di 1500 soggetti maggiorenni, prendendo in esame i loro atteggiamenti valoriali (la ‘difesa della vita’: aborto, eutanasia), il riconoscimento della validità degli insegnamenti della Chiesa ed anche la partecipazione alla messa domenicale, mostra come negli ultimi quindici anni la percentuale dei cattolici in Italia sia in progressivo declino: dal 59% del 1997 al 40% del 2012. Dati che sono in controtendenza rispetto al resto del mondo, in particolare Asia e Africa, dove la Chiesa cattolica avanza in modo significativo e ha raggiunto i 2 miliardi di persone (su circa 7 in totale). Ma si sa che questa malattia affligge l’Europa, e di conseguenza anche il nostro Paese, a causa del progressivo ed inesorabile invecchiamento della popolazione conseguente al decremento delle nascite. Nonostante la crisi riconosciuta, però, nei primi sei mesi dell’anno in corso in Italia si registra una piccola ma significativa ripresa con la percentuale che sale di un punto (41%). Effetto papa Francesco? è molto probabile. Il successore di Pietro ha iniziato la sua guida pastorale il 18 marzo scorso. E da allora non ha perso tempo – lui che nella lunga intervista pubblicata su “Civiltà Cattolica”, la rivista dei Gesuiti, ha confessato di non amare le interviste né tantomeno parlare alla moltitudine (alle udienze del mercoledì, all’Angelus domenicale, ai milioni di giovani riuniti in Brasile per la GMG, e così via)- per affrontare pubblicamente temi ‘caldi’ e particolarmente attuali come divorzio, gay e aborto. Con il risultato immediato di avere suscitato stupore, sorpresa e gioia nella maggior parte di coloro che hanno letto la sua intervista a tutto campo: se si considerano infatti le discussioni inevitabilmente rimbalzate sui social network, sono di gran lunga più numerose le persone che hanno apprezzato i segni di apertura di questo Papa ‘rivoluzionario’ rispetto a coloro che hanno mostrato perplessità. Insomma, la politica del Papa argentino – che come dice l’autore dell’intervista, Antonio Spadaro, “è una sorta di flusso vulcanico di idee che si annodano tra loro” – piace molto: quel suo parlare, da “peccatore cui il Signore ha guardato”, degli insegnamenti di Sant’Ignazio (fondatore della Compagnia di Gesù) secondo il quale “i grandi princìpi devono essere incarnati nelle circostanze di luogo, di tempo e di persone”. Delle riforme: “molti pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento”.
L’immagine di Chiesa che papa Francesco preferisce è quella espressa dal Vaticano II nella Lumen Gentium, “del santo popolo fedele di Dio”. Bergoglio sogna “una Chiesa Madre e Pastora” che non deve avere né ‘scapoloni’ né ‘zitelle’, ovvero coloro che non sono stati né padri e né madri e quindi “non sono stati capaci di dare vita”.
Ed ecco il momento più toccante della sua prima intervista: di cosa la Chiesa ha più bisogno? Della “capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità… E, dice Francesco:”bisogna cominciare dal basso”. “Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. E’ inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto”. “La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: ‘Gesù Cristo ti ha salvato!’. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia” e “riscaldare il cuore delle persone, camminare nella notte con loro, saper dialogare e anche scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi”.
Tra le altre domande il direttore di Civiltà Cattolica torna su questioni complesse – divorziati risposati, persone omosessuali – e chiede quale pastorale fare in questi casi. “Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia”.
Una pastorale missionaria, dice Francesco, “non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali”.
Santo Padre, le Tue parole sono illuminanti. Cos’altro aggiungere? forse come ha scritto il laicissimo (si legga pure ‘ateo’) Eugenio Scalfari alla fine della sua lettera pubblicata l’8 agosto su Repubblica: “Lunga vita a papa Francesco!” E potremo finalmente veder ricrescere il numero dei cattolici nel mondo.
Alessandra Binazzi
Il testo integrale dell’intervista su http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/intervista-papa-civilta-cattolica.aspx
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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