Rossella Fiamingo può guardare il Mondo dall'alto: l'oro della spada individuale è suo
Dopo il tonfo mondiale della nazionale di calcio in Brasile, lo sport italiano aveva mostrato un primo, quasi timido accenno di sorriso con Vincenzo Nibali, il messinese che sta dominando come da anni non accadeva sulle strade francesi del Tour e felicementre avviato ad arrivare in “maillot jaune” a Parigi, ora quel sorriso si sta trasormando in gioia incondizionata. In attesa di festeggiare il completamento dell’impresa in terra d’Oltralpe dello “squalo dello Stretto” che sta demolendo la concorrenza a colpi di pedale, possiamo già celebrare il bottino, sin qui esaltante, di medaglie che, a colpi di lama, la scherma, in particolare quella al femminile, ci sta regalando da Kazan, in Russia, sede dei Mondiali 2014.
Il podio azzurro del fioretto indiviaduale: Martina Batini (argento), Arianna Errigo (oro) e Valentina Vezzali (bronzo)
Sabato, le ragazze del fioretto, Arianna Errigo, Martina Batini e Valentina Vezzali (che ragazza, in verità, non lo sarebbe più, avendo già compiuto gli “anta”, ma solo per l’anagrafe…), hanno colorato d’azzurro l’intero podio (a completarlo ci sarebbe, in realtà, anche la tunisina di scuola francese Ines Boubakri ma solo perchè la campionessa europea ed olimpica in carica, Elisa Di Francisca, aveva dovuto cedere in un derby tricolore all’esordiente Batini nei quarti di finale), spiegando al mondo intero, una volta di più, perchè il “dream team” sono loro e soltanto loro. Peraltro, un movimento, quello del fioretto femminile, che può vantare l’orgoglio di aver portato quattro atlete nei primi quattro posti del ranking mondiale. Quasi imbarazzante la superiorità delle nostre fiorettiste, in grado di trasformare ogni competizione internazionale in un campionato italiano. Per Arianna Errigo, la monzese che si allena a Frascati, è il bis iridato dopo l’oro di Budapest di un anno fa (e due ori mondiali consecutivi li avevano conquistati solo la russa Sidorova nel 1977 e 1978, la tedesca Hanisch nel 1979 e 1981 e, per ben due volte, unica a riurcirci, Valentina Vezzali, nel 1999 e 2001 e, poi, nel 2003 e 2005; mentre tre successi di fila li ha ottenuti solo l’autriaca Muller Preiss nel 1947, 1949 e 1950) e l’aritmetica certezza di avere in bacheca la sua 4° Coppa del Mondo. Per la pisana Martina Batini, 25enne, all’esordio in un Mondiale, si tratta di un’ottima conferma ai massimi livelli dopo l’argento già conseguito agli Europei di Strasburgo di quest’anno. L’ultimo scoglio da superare sulla strada della definitiva maturità della toscana rimane l’esperienza, quella che ti fa superare indenne l’inevitabile emozione che blocca testa e braccio quando si è alle viste di un traguardo così prestigioso. Questa l’unica lettura possibile del netto 15-7 con cui la Errigo, anche più forte di un fastidioso infortunio al dito medio della mano sinistra) ha prevalso in una finale, oggettivamente, a senso unico.
Un’esultanza tipica di Valentina Vezzali: fighter per eccellenza dello sport italiano:
Quanto a Valentina Vezzali, 52esimo podio in carriera, tra Olimpiadi, Mondiale ed Europei, tra gare individuali e a squadre. E, soprattutto, nessuna voglia di dire basta. Anzi: “Finchè perdo contro avversarie che non considero superiori a me, è difficile che io possa smettere“, tra le prime frasi pronunciate dall’intramontabile jesina. Una manifesto vivente della competitività e dello spirito agonistico. Infine, Elisa Di Francisca, la grande delusa, l’unica del “dream team” azzurro a rimanere fuori dal podio. Ma niente drammi: un fisiologico tributo pagato allo sforzo nervoso di giugno, a Strasburgo, dove si era laureata campionessa d’Europa. Per la terza volta in quattro anni. Capito perchè una così non può non tornare a lottare per la medaglia più pregiata? E, dietro l’angolo, c’è ancora la prova a squadre.
Elisa Di Francisca
Un bellissimo primo piano di una raggiante Rossella Fiamingo
Ma, anche se può suonare (e certamente lo è) ingeneroso, non è stata tanto la prova di forza del nostro “dream team” (comunque controbilanciata dall’inattesa dèbacle di tutti i nostri fiorettisti) a stupire, quanto l’oro di ieri conquistato nella spada individuale femminile dalla 23enne catanese, Rossella Fiamingo. Pochi ci avrebbero scommesso. E non certo per sfiducia nei confronti dell’enorme talento di questa ragazza dalle mani sensibili (è anche diplomata in pianoforte), ma semplicemente perchè non si pensava potesse arrivare in vetta già adesso. Una crescita esponenziale per la siciliana, giunta a Kazan con in bacheca una sola medaglia di bronzo (nella prova a squadre ai Mondilai del 2011 nella “sua” Catania) e che, forse proprio perchè sin troppo consapevole della propria classe cristallina, aveva sempre sofferto il confronto con avversarie più scafate di lei. E sì che il cammino della Fiamingo, non si presentava affatto semplice, soprattutto psicologicamente, sin dal turno d’abbrivio, quello con l’ex compagna di squadra, Nathalie Moellhausen, che ora tira in pedana per i colori del Brasile. Superato di slancio (15-6) l’insidioso esordio, la catanese faceva un sol boccone della sudcoreana Choi Eunsook (15-5), per poi lasciare le briciole anche in ottavi alla russa Kolobova, superata con un netto 15-7, salvo poi soffrire nei quarti con l’estone Embrich, battuta al fotofinish per 15-13, e, soprattutto, in semifinale, con l’ucraina Shemyakina, sconfitta per un solo punto e con la priorità: 13-12, l’esito finale dell’assalto. Complicato, ma meno del previsto e, comunque, molto meno della semifinale, il duello per l’oro con la supersexy tedesca Britta Heidemann (ha posato, non a caso, per playboy tedesco nel 2004).
Britta Heidemann sulla versione tedesca di Playboy
Emozioni ed equilibrio concentrate solo all’inizio con la 31enne pluridecorata (un oro nella prova individuale sia ai Giochi Olimpici che ai campionati Europei e Mondiali) che scappava avanti 6-4. Poi, dopo la pausa, Rossella cambiava decisamente marcia e finiva 15-11 senza neanche dover soffrire più di tanto. “E’ una gioia pazzesca, non ci sto capendo niente ma è tutto vero: sono campionessa mondiale e mi sono divertita, non ho pensato a nulla durante le gara, stavolta niente pressioni. Ed ha funzionato. E’ fantastico“, le prime dichiarazioni rilasciate, a caldo, dalla neocampionessa del mondo, alla sua prima affermazione “pesante” nella spada professionistica, dopo aver trionfato tra i cadetti nel 2008. Un trionfo all’insegna della leggerezza. Un successo che, nella spada femminile individuale, mancava all’appello da ben 20 anni : Laura Chiesa, nel 1994, l’ultima azzurra a fregiarsi del metallo più nobile.
Enrico Garozzo, bronzo nella spada individuale
Sempre nella spada anche l’unico acuto piazzato fin qui dalla scherma maschile con un altro siciliano (anche se vive e si allena a Milano e ha la residenza ad Acireale), il 25enne Enrico Garozzo, ottimo bronzo nell’individuale, superato solo in semifinale dal sudcoreano Park (poi scinfitto nella finale per l’oro dal francese Robeiri) per 15-10. Ancora troppo veloce (e basso di statura, particlare che, per stessa ammissione dell’azzurro, dà molto fastidio al nostro atleta) per Garozzo. Che, però, promette di progredire ancora e di non essere una meteora. “Mi piace una scherma che sia la più costruttiva possibile: non mi piace reagire, bensì fa reagire“, descrive così il proprio stile Enrico Garozzo che, nello stesso giorno della Fiamingo, regala alla Sicilia un’indimenticabile doppia gioia, in attesa dell’exploit di Nibali al Tour. Un successo che arricchisce di un’ulteriore tassello una suola, quella della Trinacria, che ha già dato alla scherma italiana più di un campione, da ultimo Paolo Pizzo, oro ai Mondiali catanesi del 2011. Con quella del siciliano, grande tifoso della Lazio (“I miei compagni si sono presentati alla festa per la mia medaglia tutti con la maglia della Lazio e la Fiamingo aveva quella con il mio nome“, il simpatico aneddoto raccontato dallo schermidore), la spada italiana ha conquistato la 67esima medaglia nella storia dei campionati mondiali e la 316esima medaglia iridata complessiva, tra le varie armi. Inoltre, con l’oro della Fiamingo e il bronzo di Garozzo, l’Italia si è portata in testa al medagliere di Kazan2014 con un bottino provvisorio di 2 ori, 1 argento e 2 bronzi. E c’è da giurare che non finirà certo qui.
Rossella Fiamingo portata in meritato trionfo
Dopo le delusioni del calcio (che quest’anno, soprattutto, non si è fatto mancare nulla…), sono quindi il ciclismo e la scherma che stanno risollevando le sorti dello sport azzurro. Non a caso, le due discipline che, insieme al canottaggio, più medaglie hanno portato al nostro paese nelle varie edizioni dei Giochi Olimpici estivi. Senza voler ricorrere all’abusatissimo rèfrain della rivincita nei confronti del ricco mondo della pedata da parte dei cosiddetti “sport minori” che, peraltro, si consuma con disarmante regolarità ogni quattro anni, è comunque il segnale che c’è più di un movimento che, ad onta della crisi (cui non pare sottrarsi neppure la Ferrari), mantiene una sorprendente vitalità e a cui si dovrebbe guardare con maggiore attenzione senza dover attendere la consueta messe di medaglie che ci esalta e a cui costantemente ci aggrappiamo ad ogni Olimpiade in cui a far flop sono, invece, le discipline più danarose.
L’Italia dell’hockey su pista è salita sul tetto d’Europa davanti a Spagna e Portogallo
In questo contesto è doveroso ricordare anche l’impresa (perchè di questo si tratta) della nazionale italiana di Hockey su pista, laureatasi sabato ad Alcobendas (periferia di Madrid) campione d’Europa, precedendo autentiche corazzate di questa disciplina come i padroni di casa spagnoli (campioni d’Europa le ultime 7 volte e campioni del Mondo nelle ultime 5 occasioni, sempre vincenti da 59 partite e da noi costretti al 2-2) e il Portogallo (grazie al cui pareggio, imposto alla Spagna nell’ultima giornata del girone all’italiana in cui si articolava la manifestazione, la nostra vittoria sulla Francia è valsa il titolo). Non accadeva dagli Europei di Lodi nel 1990 e, prima ancora, da quelli di Ginevra del 1953. In mezzo, solo un’infinita teoria di successi della penisola iberica.
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