La celiachia è donna. Questo disturbo colpisce il genere femminile in misura doppia rispetto agli uomini, anche se tre su 4 ignorano la malattia. Dietro tanti disturbi al femminile, dall’anemia all’infertilità, in soggetti geneticamente predisposti si nasconde una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine, sostanza presente in cereali come frumento, orzo e segale.
In tutta Italia le donne per cui il glutine è off-limits sono 400.000 sul totale di 600.000 pazienti stimati in tutta Italia (circa l’1% della popolazione). Purtroppo appena 115.000 hanno in mano il responso del medico che conferma questa diagnosi, solo una su quattro; tutte le altre, circa 300.000, sono esposte alle complicanze dell’intolleranza al glutine.
Per aiutare i medici di base e gli specialisti a riconoscere queste pazienti arriva una guida gratuita, promossa nell’ambito del Progetto Donna 2016 dell’Associazione Italiana Celiachia, disponibile online sul sito www.celiachia.it da domani, 22 aprile, in occasione della prima giornata nazionale della salute della donna (la data è stata scelta per il forte valore simbolico, in quanto ricorda il giorno di nascita della scienziata Rita Levi Montalcini, neurologa italiana, Premio Nobel per la medicina nel 1986).
Le cellule del sangue, le ossa e l’apparato riproduttivo sono i “bersagli” della celiachia al femminile: le donne che non tollerano il glutine e non si sottopongono a una dieta di esclusione in un caso su due soffrono di anemia, hanno fratture più spesso e prima rispetto alle altre, se sono riuscite ad avere una gravidanza, hanno un rischio dieci volte più alto di aborto spontaneo, ritardo di crescita intrauterina, prematurità. Purtroppo nelle donne la celiachia è un camaleonte che si nasconde dietro sintomi sfuggenti, spesso diversi dai classici disturbi gastrointestinali, e per questo resta spesso sconosciuta. Stando alle stime dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC), a fronte di circa 115.000 pazienti diagnosticate sono 300.000 le italiane celiache senza saperlo. È pensando a loro che, in occasione della prima Giornata Nazionale sulla Salute della Donna del 22 aprile, AIC pubblica la guida “Donna&Celiachia” realizzata dal Comitato Scientifico dell’Associazione e dedicata ai medici di base e agli specialisti. La guida, disponibile sul sito www.celiachia.it, sarà presentata ufficialmente presso il Senato della Repubblica la prossima settimana.
Ma come fare a riconoscere questa malattia se si pensa di esserne stati colpiti.
I sintomi
E’ caratterizzata da un quadro clinico variabilissimo, che va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extraintestinali, alla associazione con altre malattie autoimmuni.
La diagnosi
Può essere identificata con assoluta sicurezza attraverso la ricerca sierologica e la biopsia della mucosa duodenale in corso di duodenoscopia. Gli accertamenti diagnostici per la celiachia devono necessariamente essere eseguiti in corso di dieta comprendente il glutine.
Cosa fare se l’esito delle indagini è positivo
La dieta priva di glutine è l’unica terapia disponibile e va eseguita con rigore per tutta la vita. In fase preventiva introdurre il glutine a 12 piuttosto che a 6 mesi di vita, come avviene di norma, non modifica il rischio globale pur ritardando la comparsa di celiachia; ma potrebbe ridurre il rischio di sviluppare questa condizione nei bambini ad alto rischio genetico.
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