City in festa, Roma in Europa League
L’anno scorso il Milan, stavolta la Juve. Anche quest’anno la fase a gironi della Champions League passa agli archivi con una sola squadra italiana promossa agli ottavi di finale: un bottino che, francamente, non fa onore al nostro calcio, ormai costretto a sperare di recitare un ruolo da protagonista, si spera, solo nella vetrina meno prestigiosa, quella dell’Europa League.
Totti, stavolta non un fattore
La Roma di Garcia, infatti, si è fatta superare per 0-2 a domicilio nell’autentico spareggio-qualificazione dal Manchester City, dato in gran salute alla vigilia (dopo la vittoria all’ultimo tuffo con il Bayern era arrivata anche la prepotente risalita in Premier con la capolista Chelsea avvicinata a sole tre lunghezze) ma privo della propria colonna vertebrale: Kompany e, soprattutto, Yaya Tourè e Aguero, i suoi migliori elementi all’interno di una pur ricchissima rosa. Considerato che si giocava all’Olimpico e che, in caso di una più che probabile sconfitta del Cska a Monaco (puntualmente verificatasi), anche lo 0-0 di partenza avrebbe fruttato il passaggio del turno ai giallorossi, quella che ad agosto in sede di sorteggio poteva esser considerata un’impresa era diventata, in realtà, un’eventualità più che concreta. E lo svolgimento della gara non ha fatto che alimentare i rimpianti in casa romanista: il divario tecnico individuale (pur esistente confrontando i due organici, basti pensare che i subentrati inglesi si chiamavano David Silva, Jovetic e Kolarov…) non si è visto e in questi casi a prevalere dovrebbe essere la squadra tatticamente meglio organizzata e il match dell’Etiahd aveva dimostrato come Garcia fosse strega ben più raffinato del dirimpettaio Pellegrini. Un terreno, quindi, più favorevole ai padroni di casa. Sulla carta. Il campo ha dimostrato, però, che la Roma è mancata soprattutto proprio sotto il profilo tattico. Una Roma aggressiva e brillante si è vista solo nei quindici minuti iniziali, poi, ha perso progressivamente baldanza e sicurezza, cedendo campo al City e alla paura di prendere lo schiaffone che, come spesso accade in frangenti simili, è puntualmente arrivato (fantastico tracciante di Nasri). La reazione è stata immediata ma si è esaurita in nemmeno un giro di lancette con il palo di Manolas e il successivo angolo che generava un mischione dantesco sbrogliato da Demichelis. Poi, più nulla e, a quel punto, inevitabile il raddoppio di Zabaleta a certificare la maggior serenità della formazione inglese.
Il destro esploso da distanza siderale da Samir Nasri
Lungi dal voler addossare tutte le responsabilità al tecnico, la Roma ha perso la sfida soprattutto nella testa e nei nervi: ha avuto il “braccino” e, a questi livelli, non è consentito in una competizione dove la paura di perdere equivale a perdere.
L’esultanza di Zabaleta per il raddoppio
Con il senno del poi si potrebbe anche chiamare in causa la sfortuna (la Roma ha avuto complessivamente più occasioni dei “citizens” e i legni hanno giocato un ruolo decisivo) ma una squadra con grandi ambizioni dovrebbe riuscire a raccogliere la semina e, comunque, resterebbe la sensazione che si sia trattato più che altro di sporadiche folate condotte contro un avversario che stava facendo quel che avrebbe dovuto fare la Roma: la partita. Così come, sempre a posteriori, si potrebbe dire che il risultato dell’Olimpico avrebbe reso vani anche i due punti in più gettati al vento nel gelo di Mosca. Ma è innegabile che quell’1-1, al pari dell’1-7 con il Bayern, deve aver creato delle crepe nelle certezze giallorosse.
L’immagine di questa Roma sconfitta ed eliminata somiglia sempre più a quella di un bulletto bravo a fare la voce grossa con i più deboli (le rivali in campionato e non sempre, come ha dimostrato il Sassuolo) ma il cui viso diventa pallido di fronte ad un energumeno altrettanto forzuto. A pensarci bene, non una novità: certe affermazioni (“Ho la certezza che vinceremo questo scudetto” piuttosto che “Vinceremo 3-1 con tripletta di Totti“) denotano una maturità ancora lontana da venire e un nervosismo di fondo tipico di chi è chiamato a recitare su grandi palcoscenici ma ne avverte troppo la responsabilità. Quantomeno, non portano bene.
Un Nainggolan deluso. Sullo sfondo, il tabellone con il punteggio impietoso
Ora, per la squadra di Garcia, si profila un’avventura europea molto meno “glamour” e anche molto meno remunerativa ma certamente più abbordabile. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, un’utile opportunità per proseguire un apprendistato di cui questa formazione ha ancora molto bisogno. Se poi si volesse sprecare anche quest’occasione, considerandola un fastidioso impaccio sulla strada del campionato (obiettivo dichiarato, affermazione valida oggi più di ieri), beh sempre meglio poter essere nella privilegiata posizione di chi può scegliere. Ma fossimo in Totti&Co. non avremmo molti dubbi.
Simeone e Chiellini: un pari che fa tutti… Allegri
Martedì, invece, la Juve aveva centrato il suo traguardo minimo qualificandosi in virtù di un tutt’altro che esaltante 0-0 casalingo con l’Atlètico Madrid: sarebbe servita una vittoria con due reti di scarto per vincere il girone ma Allegri, a torto o a ragione, ha preferito la via del realismo all’ennesima potenza, cercando di giocarsela nella prima ora di gioco per poi, vista la malaparata (il fortino eretto da Simeone non solo reggeva ma, quando mandava in avanscoperta i suoi fanti creava anche più pericoli delle armate bianconere), decidere che “meglio due feriti che un morto”. Non una pagina di calcio memorabile, francamente. Ma già sufficiente al nuovo tecnico bianconero per poter vantare un risultato (parziale) migliore del suo predecessore nella scorsa stagione. Una bella soddisfazione per l’allenatore livornese, nella sua titanica impresa di affrancarsi dall’ingombrante quanto inevitabile fantasma di Conte, ma, alla lunga, un problema per Madama: salvo un robusto aiuto della Dea bendata, gli ottavi proporranno alla Juve un avversario (Real, Barça, Bayern, Chelsea) che, al momento, sarebbe fuori portata dalle possibilità del club torinese.
Lunedì, l’urna di Nyon ci svelerà gli accoppiamenti delle due competizioni europee. Si spera che in Europa League, a far compagnia alla Roma (che non sarà testa di serie), all’Inter, al Napoli e alla Fiorentina, ci possa essere anche il Torino. Di questi tempi andrebbe già bene.
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