Che fare? Meglio le elezioni anticipate

Che fare ? Dopo l’assalto al Palazzo d’Inverno Lenin non perse tempo e puntò tutto su una rivoluzione feroce e sanguinaria che sarebbe finita per tragica consunzione, solo settantadue anni dopo. La domanda , in verità anche se in maniera netta e sconsolata se l’è posta in queste ore il leader del centrosinistra, il “non vincitore” di queste elezioni, Pierluigi Bersani. Quest’ultimo però  a differenza del suo storico padre putativo, non può portare nessun affondo perché al momento l’unico interlocutore per mettere in piedi uno straccio di maggioranza e cioè Beppe Grillo, non risponde. Si fa negare. Gioca al gatto e al topo sapendo che solo un suo si o un no potrà sbloccare o drammatizzare una situazione politica incandescente. In verità il vero vincitore delle elezioni più che negarsi, risponde a monosillabi o con sibilline domande alla Turandot: vedremo, valuteremo proposta per proposta, legge per legge, ci muoveremo a condizione che…Poi nel pomeriggio il primo spiraglio: una autentica mazzata per Bersani definito da Grillo “un morto che parla”. Con lui nessuna maggioranza. Come dire meglio nuove elezioni anticipate.

E le mancate risposte di Grillo, unico possibile interlocutore politico del centrosinistra che non intende prendere assolutamente in considerazione l’idea di grandi coalizioni allargate al Pdl di Berlusconi, lasciano nel dubbio e nell’angoscia Bersani che ad ore riceverà da Napolitano l’incarico di sondare umori e terreno del nuovo quadro politico scaturito dalle elezioni. Un compito ingrato e non certo facile dunque attende ora il leader del Pd che dovrà trovare risposte credibili nel momento in cui nel proprio schieramento qualcuno pensa ad un ritorno immediato alle urne, ipotesi che risulterebbe peraltro gradita anche a Silvio Berlusconi reduce da una rimonta elettorale che gli stessi avversari non hanno esitato a definire “incredibile”. Giochi apertissimi dunque sui quali peraltro gravano i giudizi dei mercati  dove la speculazione in agguato potrebbe riservare al nostro Paese ancora brutti, bruttissimi momenti di panico.